HalloweenAffidarsi ad uno come Rob Zombie per il remake di un classico del genere horror, come l’Halloween di Carpenter del 1978, può sembrare – non solo in apparenza – la scelta più giusta. E difatti l’autore di due perle del cinema di genere degli ultimi dieci anni, quali La casa dei 1000 corpi e (soprattutto) La casa del diavolo, dimostra di avere a cuore l’operazione, di rispettare l’originale e di saper mettere in scena un prodotto filologicamente corretto. Ma forse sta proprio qui l’unico piccolo neo di questo suo nuovo e pur ottimo film: proprio nel tentativo di seguire Carpenter ma allo stesso tempo di dare la propria impronta al remake, Zombie è costretto per forza di cose a distanziarsi dal genere prettamente splatter caro a lui e al suo stile, mancando sporadicamente di quell’incisività e spettacolarità che ci si sarebbe attesi.

Il nuovo Halloween (The Beginning è solo il marchio di idiozia che gli ignoranti titolasti italiani hanno affibbiato all’opera – tanto per farla passare per un prequel, forse?) ruota totalmente attorno alla seduzione macabra sprigionata dalla figura di Michael Myers che, laddove rimaneva fascinosamente e terribilmente nell’ombra il più possibile nell’originale (che seguiva uno schema proprio dell’horror della stagione d’oro anni Settanta), viene qui posto sempre in primo piano, davanti all’occhio stregato di Rob Zombie, il quale non cela mai la sua attrazione per il sanguinario protagonista. Non a caso il regista sceglie prima un inquietante ragazzino (tale Daeg Faerch) e poi un cristo alto due metri e dieci (l’ex wrestler Tyler Mane) per dare corpo al signore incontrastato dell’opera: tanto per assicurarsi che l’attenzione sia sempre ben fissata su di lui, sul ragazzino pazzo che stermina la famiglia nella notte delle streghe e torna 15 anni dopo a continuare il lavoro, dopo una rocambolesca evasione dal manicomio criminale.

Una padronanza della scena, quella che Zombie regala a Myers, che non viene minimamente soppiantata nemmeno da un redivivo Malcolm McDowell, qui nei panni di un Dottor Loomis un po’ più protagonista che nell’originale. Attorno a Michael Myers c’è solo il sangue, le uccisioni (tanto uccisioni) e persino molto del suo passato (i fan dell’originale vedranno soddisfatti tanti dubbi e curiosità): ma non ci sono altri personaggi o almeno scompaiono di fronte all’occhio dello spettatore.

Di fronte a tanta efferatezza ci si sarebbe potuta aspettare da parte di Zombie una virata più splatter: ma come detto, il regista dimostra di essere un fan troppo devoto per concedersi questo lusso e questo aiuto. Peccato, perché il film supplisce sì con uno stile fotografico eccellente e perfetto in ogni atmosfera, nonchè con una colonna sonora da urlo, ma il dilatarsi della durata (che arriva alle due ore) non favorisce una sceneggiatura serrata nell’esordio e nel finale, ma troppo stiracchiata nella parte centrale, lunga e un po’ prolissa.

D’altronde lo stile sintetico anni Settanta non è più virtù di questo cinema da anni; e in ogni caso questo Halloween rimane un’opera apprezzabilissima, uno dei pochi remake che non stuprano un originale leggendario e un film da consigliare sia ai fan della serie nata con Carpenter, sia agli amanti dell’horror d’autore.

 

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