Colera

Un grande libro dal quale ci si aspettava un film decisamente più poetico e sognante. E quest’idea non viene scalfita dall’ovvia consapevolezza di quanto sia difficile rendere sul grande schermo le opere di uno scrittore-mito come Gabriel García Márquez, che ne descrivono il complesso universo magico, spirituale e immaginifico, popolato di personaggi costantemente fuori dell’ordinario.

Nonostante lo sforzo (economico e psico-fisico) di girare L’amore ai tempi del colera nella vitale Cartagena e di ricostruire l’atmosfera colombiana del fine ottocento post-colonialista, il regista inglese Mike Newell (Ballando con uno sconosciuto, Quattro matrimoni e un funerale, Harry Potter e il calice di fuoco) mette insieme un melodramma ben confezionato ma piuttosto algido, che non rimanda il senso profondo di un Sudamerica sospeso oltre il tempo e lo spazio né di protagonisti epici, capaci di gesti e sentimenti d’intensità non comune.

Lo spettatore non viene pienamente coinvolto dalla magia né dall’altezza del sempiterno amore che Florentino Ariza, impiegato del telegrafo e poeta, giura alla bella Fermina Daza in gioventù, dapprima ricambiato e poi respinto per cinquant’anni, avendo lei optato per un matrimonio di convenienza con il ricco medico Juvenal Urbino, secondo i voleri del padre e della fredda razionalità dell’età adulta. Soltanto accennati, nel corso della storia, i riferimenti alle epidemie di colera alle quali, così come all’amore, alcuni sopravvivono ed altri soccombono. Ragione e sentimento, imperscrutabilità e poesia, ben identificano le due figure chiave del romanzo, Fermina e Florentino, che solo da anziani riusciranno ad incrociare fatalmente i rispettivi destini, orientati dalla fede incrollabile di lui nell’ideale amoroso perseguito per tutta la vita.

Altrettanto lungo e devoto è stato il corteggiamento del produttore, Scott Steindorff, per ottenere i diritti del libro dallo stesso Márquez il quale, per anni, ha rifiutato di cederli mostrandosi riluttante ad un adattamento cinematografico del suo romanzo in lingua inglese, finchè si è deciso ma con il preciso impegno che non venissero alterati il testo né la storia. “Márquez era in ospedale quando ho girato il film – afferma Newell – e l’ho potuto contattare solo per iscritto, con diverse lettere: è stato molto amichevole ma anche molto radicale e mi ha dato note ben precise per la sceneggiatura. Chiedeva di tener conto del lavoro di cucito che lui stesso realizzava fra tante storie, pensando al dolce millefoglie, formato da tanti strati messi uno sull’altro che durante la cottura si separano, così lui voleva che ogni cornice, ogni scena, contenesse più storie insieme e questo è stato molto difficile da rendere. Quando ha visto il film finito, però, è stato soddisfatto”.

Fra gli attori del ricco cast, Javier Bardem (Florentino), bravissimo interprete di Prima che sia notte e Mare dentro, Giovanna Mezzogiorno (Fermina), che dà una buona prova ma non convince nel ruolo, Fernanda Montenegro (nota per Central do Brasil) eccezionale nella parte di Trànsito Ariza, madre di Florentino, Catalina Sandino Moreno (acclamata in Maria piena di grazia) l’audace cugina di Fermina, Laura Harrings (rivelazione di Mulholland Drive) nel ruolo di una delle amanti di Florentino, Benjamin Bratt (il marito-medico) e John Leguizamo (il padre di Fermina).

 

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