signorinaeffeQuando vengono messi in campo mezzi significativi ed il risultato lascia perplessi, non si può che prenderne atto.

La signorina del titolo è la Fiat ed il nodo fondante dell’intero film è, al pari del maggio francese in The Dreamers, la marcia dei quarantamila, episodio doloroso ed inesorabilmente necessario che sancì, in un certo qual modo, la fine di una fase importante nella storia del movimento operaio italiano.

Tutto tanto bello. Persino la Impacciatore riesce a risultare mediamente credibile. Gifuni recita se stesso con stile ed eleganza, al solito. Filippo Timi e Valeria Solarino, la coppia killer del cinema italiano (come direbbero in USA), sono talmente bravi da rasentare l’Oscar. Ciò che manca e fa davvero rabbia, è una sceneggiatura forte ed originale…senza parlare del finale! Talmente ridicolo da far rimpiangere quello patinato ed hollywoodianamente esistenziale di I am legend.

Possibile che neppure una regista del calibro di Wilma Labate sia riuscita ad evitare la caduta nella fiction? Questo film sarebbe, infatti, perfetto per una trasmissione in due puntate su un qualsiasi canale della tv generalista ed è proprio questo che urta. Il cinema possiede un suo specifico linguaggio e, nel caso di quello italiano, basterebbe guardarsi indietro, per scoprire che Rosi, Petri e Damiani, a tale proposito, hanno già fatto tutto.

Se, quindi, nell’Anno Domini 2008, si vuole affrontare nuovamente l’argomento dei movimenti operai – idea più che meritevole e sensata, visto il tipicamente italiano effetto memento che caratterizza la nostra memoria storica – è doveroso farlo con una certa originalità, che rifugga dal didascalico. Occasione sprecata ma premio alle buone intenzioni.

Try again. You’ll be luckier.

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