Evento cult per il pubblico italiano. Complice, infatti, il primo maggio, giovedì 30 è uscito in sala l’ultimo gioiello firmato Wes Anderson ed è un piccolo miracolo, visto che sono già trascorsi otto mesi dalla sua apparizione veneziana!
11 valigie, 3 fratelli, 1 fotocopiatrice ed 1 treno.
Questo e molto altro, in un’opera sensibile e creativamente spumeggiante, piacevolmente introdotta dal corto d’autore (firmato dallo stesso Anderson) Hotel Chevalier, che ci offre un’affascinante nudo “belle époque” di Natalie Portman.
Quest’ultimo parto del 38enne regista de I tenembaum e Le avventure acquatiche di Steve Zissou narra le vicende di tre fratelli che non si parlano-vedono da un anno, i quali decidono, con una certa riluttanza, di attraversare insieme l’India in treno (The Darjeeling Limited, da cui il titolo originale del film).
Owen Wilson (don’t worry. Stavolta, le bende sono finte), Adrien Brody, Jason Schwartzman (nei panni dei tre fratelli Whitman, Francis, Peter e Jack), Bill Murray ed Anjelica Huston (due splendidi cameo), fanno di questo film una rimpatriata visiva e visionaria del “clan Anderson”.
Com’è noto, infatti, il regista ama girare i suoi film sempre in compagnia della sua famiglia allargata di artisti che, tra il fashion e l’eccentrico, non lo abbandonano mai (a tale proposito, tra una tazza di tè e l’altra, tra le maglie del secondo tempo…si nasconde anche Natalie Portman. A voi scoprire in quale inquadratura!).
Gustatevi la variegata panoplia di acronimi, vestiti,scritte ed oggetti feticcio. Nulla è lasciato al caso, in questo film!
A partire da una carinissima ed occhialuta fanciulla indiana (gli occhiali sono un altro elemento interessante, a partire da quelli “pesantemente graduati” del padre, che Peter-Adrien Brody indosserà come un feticcio sin dalla sua prima posa, pur sapendo che gli peggiorano la vista) che ricorda una versione orientale di Rosario Dawson e farà battere forte il cuore di Peter-Jason Schwartzman (lui è poco noto dalle nostre parti…ed è un peccato perché I Heart Huckabees è una piccola gemma grazie a lui)
Frase clou del film: “Can we agree to that?”.
Owen Wilson la enuncia ad ogni piè sospinto (fateci caso. Non sarà l’unico!) e sempre con un tono ossessivo-compulsivo, contribuendo in tal modo a rendere la vicenda sempre più surreale ed irresistibilmente comica. Altra espressione assolutamente geniale è “The characters are all fictional”. 😉
Il secondo tempo vira, invece, sull’intimista e Anderson ci sorprende con un’indimenticabile ultima mezz’ora di sentimenti e poesia del quotidiano:
Come se tutto ciò non bastasse, l’intenso primo piano di Anjelica Huston vale da solo il prezzo del biglietto.
Piccola chicca: le note di un malinconico Debussy che fuoriescono dall’I-pod candido nell’oscura notte indiana, la quale vede i tre protagonisti “lost in the middle of nowhere”.
Ennesima prova che è possibile fare grande cinema senza affidarsi agli effetti speciali di mamma Pixar.
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