A Cannes Tarantino è proprio di casa: il festival che lo lanciò nel 1992 con la Palma d’Oro a Le Iene e che l’anno scorso lo volle presidente di giuria, quest’anno lo ha “convocato” per l’oramai tradizionale Lezione di Cinema. Il genio tarantiniano ha parlato della sua vita, degli albori della sua carriera, dei suoi miti e del suo retaggio culturale, asserendo con la convinzione tipica dell’artista: “Dovendo scegliere tra la verità e la leggenda è sempre meglio immortalare la leggenda” (una citazione da John Ford, ovviamente, per il maestro della citazioni).
Leggiamo cosa ha detto Tarantino alla sua Lezione di Cinema.

“E’ vero che da ragazzo lavoravo in un video store e ne ho approfittato per divorare cinema a tutte le ore, ma non bastava questo per diventare regista e come tutti ho fatto la gavetta. Anzi, ne approfitto per dare un consiglio a tutti i futuri registi in questa sala, dicendo loro che è inutile buttare tanti soldi per frequentare costose scuole di regia. Meglio, molto meglio trovare una scrittura da attore e cominciare da lì. Quando sarete su un set dovrete lavorare con gli attori e avrete la responsabilità collettiva sulle spalle. Se non fossi stato un attore, se non fossi stato seduto allo stesso tavolo di fantastici colleghi tutti più grandi di me come Keitel, Madsen, Roth, Buscemi, se non avessi sentito le vibrazioni che correvano nei loro corpi e che erano anche le mie, la prima sequenza de Le iene non sarebbe mai esistita”.

“Il regista decisivo nella mia formazione è stato Martin Scorsese. Grazie alla tv e ai video, in una settimana, vidi tutti i film che aveva fatto e cercai di imparare ogni segreto. Così come avevo fatto del resto con Sergio Leone, Mario Bava, Dario Argento. Ma anche Sam Fuller, Douglas Sirk, John Mankiewicz. Da tutti ho imparato qualcosa, ma per formare la mia drammaturgia, per scandire i tempi del film, per determinare la durata dei piani sequenza che mi piacciono da sempre e che in Americano non si usavano ai miei tempi, Sergio Leone è stato fondamentale. Mi bastava guardare come manipolava Charles Bronson, come faceva entrare e uscire dalla scena Clint Eastwood per capire che cinema avrei fatto”.

“A 23 anni avevo deciso di fare il salto dopo un bel pò di tirocinio da attore sui set televisivi di Los Angeles e girai un cortometraggio noleggiando una macchina da presa con le mance dei clienti. Da quell’esperienza è nato il mio primo lavoro, una commedia amatoriale intitolata My Best Friend’s Birthday del 1987. Da lì sono andato all’Istituto Sundance dove mi hanno preso per uno stage. Facevo esperimenti, giravo lunghe sequenze senza stacchi e dopo una settimana tecnici e professori mi dissero che avrei fatto meglio a buttare tutto e cambiare strada. Stavo comunque per scoraggiarmi quando cambiarono i professori, arrivò Terry Gilliam e subito mi disse abbracciandomi: ‘Ragazzo, mi piacciono da morire le tue cose’. Dietro di lui c’era Volker Schlondorff che aggiunse: ‘Dov’é il piccolo genio?’ Ed io non ebbi più dubbi. Ero pronto per affrontare Le iene“.

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