Semplice ma geniale e soprattutto divertentissima l’idea di Rolf de Heer, istrionico e poco catalogabile regista olandese (australiano d’adozione): realizzare una pellicola in stile film muto di inizio secolo, ambientarla per l’appunto nel 1907, aggiungerci curiosi viaggi nel tempo e condire il tutto con un umorismo che parodizza là il cinema d’un tempo, qua le assurdità della nostra epoca. Ne viene fuori un’opera che è un piccolo gioiellino di sperimentazione e comicità, tutta da gustare e da ridere.

L’ispirazione per Dr. Plonk gli è balenata per la testa quando si è ritrovato per caso in mano un frammento di pellicola vergine dei tempi che furono: procuratesene altra, ha cominciato a girare praticamente coi mezzi d’allora. In fase di post-produzione ha inserito le classiche didascalie “vintage” bianche su fondo nero e un immancabile effetto da pellicola rovinata. Ma la tecnica non è tutto. Il ruolo maggiore per la riuscita del film lo fa la storia: quella di uno scienziato convinto che il mondo finirà nel 2007, esattamente a cento anni di distanza. Realizza così una macchina del tempo con la quale recarsi proprio nel 2007, con l’aiuto del suo fido (ma anche furbo!) assistente e di un cagnetto, per avvertire scienziati e potenti della terra dell’imminente catastrofe.

Da qui comincia la ridda di incontri assurdi, giocati ovviamente sull’effetto che certe invenzioni e certi stili di vita possano fare su un uomo che viene dal secolo scorso. Ma non manca la satira politica più semplice, la presa in giro all’Australia (ritenuta una sorta di provincia sfortunata dell’impero) e ai suoi potenti, condotta con una serie di scene/citazioni visive che lasciamo scoprire al gusto dello spettatore: rivelarle vorrebbe dire attenuare l’effetto comico del film.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Extra, il film ha avuto un inatteso successo presso il pubblico, che ha convinto finalmente la Fandango a portarlo in sala. Si può accusare de Heer di aver tirato un po’ per le lunghe la sua narrazione che, pur concentrata in meno di 80 minuti, dopo la prima ora comincia a ripetere un po’ stancamente i suoi schemi comici, fatti di avanti e indietro nel tempo e di gag da cinema muto. Ma l’opera è troppo geniale e troppo divertente (almeno inizialmente) per non poterne consigliare la visione a chiunque ami il cinema e si sia misurato con la visione di quei film che hanno fatto la storia della settima arte. Divertimento assicurato.

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