Nella stagione estiva bisogna (ahinoi!) accontentarsi di quello che le sale riescono a proporre. Pretendere non sembra lecito. Boogeyman 2 appartiene al genere estivo per eccellenza, l’horror, ed è il classico esempio di film del quale accontentarsi: manca di personalità e di coerenza, sia tematica che stilistica, ma riesce a strappare quel paio di brividi che… rinfrescheranno i caldi pomeriggi di luglio.
Per il regista Jeff Betancourt si tratta dell’esordio dietro la macchina da presa: per l’evento ha scelto di cimentarsi col film di Stephen Kay, non certo una perla, ma di sicuro più riuscito di questo ennesimo sequel di cui non si sentiva il bisogno. Si parla ancora di Uomo Nero, di paure da esorcizzare, di shock dell’infanzia che nascondono atroci verità e di confine labile fra verità e fobia, psiche e realtà.
Laura e Henry sono due ragazzi che da piccoli hanno visto uccidere i loro genitori da un assassino che non è stato mai trovato. Lo shock li porterà a soffrire della sindrome dell’Uomo Nero. Ormai adulti, si ricoverano così in un centro d’igiene mentale, ove però improvvisamente tutti cominciano a morire, secondo le loro peggiori paure. Epilogo abbastanza a sorpresa, con finale aperto, che lascia più d’uno spiraglio per un eventuale terzo episodio.
Il film di Betancourt esordisce secondo uno stile da horror orientale, cercando di spaventare (o meglio – di non annoiare) a suon di effetti sonori e personaggi cupi, immersi in un’atmosfera dark. La seconda parte vira improvvisamente (e poco coerentemente) verso lo splatter, ma non in maniera tanto convincente da poter inserire la pellicola nel filone gore. Ne risulta un misto che, se si fa amare più nel finale che all’inizio (come buona tradizione del genere, comunque), non convince mai in pieno. Complice anche una storia sceneggiata a tratti in maniera confusa.
Da citare la presenza nel cast di Tobin Bell (nei panni di uno dei medici), meglio noto come Jigsaw, il serial killer della serie di Saw: un espediente chiaramente voluto, che rivela un suo efficace valore “intertestuale”.
In conclusione, il classico horror di fine stagione, senza infamia e senza lode e comunque perfettamente godibile anche da chi non ha visto il primo episodio. Da consigliare comunque esclusivamente al pubblico degli amanti dell’horror.
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