Steve Carell continua a non riscuotere un grosso successo al di fuori dei confini degli Stati Uniti, dove invece è il nuovo divo della comicità hollywoodiana e macina incassi a ogni apparizione. Sarà per quel suo sguardo da cane bastonato che non mette proprio allegria, sarà perché il ruolo dello sfigato a vita regge fino ad un certo punto, sarà perché ha il physique du role solo per certi tipi di commedia. Eppure in Agente Smart gli è stato disegnato attorno un personaggio che sarebbe assolutamente impensabile dare in mano a qualsiasi altro attore: è il suo ruolo, il suo habitat. E infatti lui se la cava bene, ma fa la fine di tutto il resto del film: gli manca quella sferzata di brio ed originalità veri per essere ritenuto più che discreto.

Peter Segal, che di commediole e di parodie demenziali se ne intende (due titoli su tutti: Una pallottola spuntata 33 e 1/3 e 50 volte il primo bacio), ne confeziona un’altra delle sue: più che nel soggetto in sé (la solita scimmiottatura dei film alla 007 che avrebbe anche un po’ stancato), l’originalità di Agente Smart sta nella commistione fra comicità parodistica e vere scene da action movie. Stuntmen ed effetti speciali non mancano, tanto per far divertire quell’americano medio che senza esplosioni e macchine che si cappottano proprio non sa stare.

Maxwell Smart è un agente di un servizio segreto americano. Dopo un periodo di forzata inattività che lo ha convertito ad analista scrupoloso e sedentario, si ritrova coinvolto in una missione per sgominare i piani di un’organizzazione criminale munita di armi atomiche. Al suo fianco, l’agente 99 (Anne Hathaway), che dubita delle di lui doti sul campo. Tra una peripezia e l’altra, gli toccherà smentirla e cavarsela da solo.

Guai a cercare coerenza narrativa nello script di Astle e Ember: la storia è (a tratti volutamente) sconclusionata e con pochi nessi logici, ma soprattutto non brilla proprio per originalità comica. Le situazioni umoristiche ci sono, strappano se non risate, almeno sorrisi, ma a posteriori sanno di già visto, potrebbero persino essere prevedibili per i più smaliziati del genere. Fatte un paio di notevoli eccezioni, non stiamo parlando di quella comicità da antologia del demenziale.

Insomma, un film per cui è stata di certo azzeccata la data di uscita: nel panorama estivo brillerà come commedia guardabile e magari spunterà incassi anche qui da noi. Se fosse uscito in un’altra stagione sarebbe sicuramente passato molto più inosservato, schiacciato da pellicole migliori. Un’ultima notazione per la salute della Hathaway: fate mangiare quella ragazza, altrimenti la prossima folata di vento se la porterà via!

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