Dopo aver fatto ridacchiare assieme (in tempi recenti) con Io vi dichiaro marito e… marito, Dennis Dugan e Adam Sandler tornano a far coppia comica in Zohan: ovviamente anche qui, il primo alla regia, il secondo a fare da mattatore davanti alla macchina da presa. L’intento è quello della commedia parodistico-demenziale: e a voler misurare il livello di risate prodotte, si può dire che il risultato sia stato raggiunto in pieno. Seppure con alcune immancabili ma fastidiose sbavature.
Difficile non notare, ad esempio, che – ancora prima di essere visto – un film del genere dura una mezz’ora di troppo: quasi due ore sono un’eternità per sceneggiature per definizione così esili, anche se il soggetto è tutto sommato furbo e originale quel tanto che basta da far scorrere liscio tutto quanto per più di un’ora. L’idea di inventarsi una sorta di supereroe ebreo iperdotato, infatti, è comica quanto basta già in partenza: se poi ci si aggiunge che costui combatte in prima linea i terroristi palestinesi, che ha un enorme appeal su donne di ogni tipo (e soprattutto di ogni età!), che ha un appetito sessuale sfrenato, poteri di ogni genere e… che intende mollare la Terra Promessa per trasferirsi in America e fare il parrucchiere, beh, possiamo solo aggiungere che il giorno in cui in Italia verranno fuori soggetti così, potremmo dire di avere davvero un vero cinema di genere comico-demenziale.
D’altro canto, a fronte della durata sicuramente smisurata, si può dire che le due ore passano abbastanza rapidamente, tra una risata e un’altra, tra una gag visuale sboccata e un giochino di parole simpatico, tra una parodia dello star system americano e una del conflitto mediorientale. Zohan unisce tutto in un grande minestrone in cui ogni ingrediente riesce miracolosamente a non stonare e a rendere invece saporita la ricetta. Fa eccezione l’idea finale di trasformare le gesta del protagonista in una metafora di ciò che potrebbe accadere se il conflitto mediorientale volgesse verso la pace: una morale tanto (volutamente?) ridicola quanto d’altronde il tono di tutto il film.
Un film che deve al suo mattatore Adam Sandler grossa parte della sua fortuna: perfettamente a suo agio nel ruolo del buffone improbabile, gioca in maniera impressionante con lo pseudo-accento arabo del suo personaggio e con gli espedienti verbali dei dialoghi. Tutte sfumature apprezzabili solo nella versione originale, caldamente consigliata.
Di certo comunque – va detto a scanso di equivoci di ogni sorta – parliamo di un film che supera o quasi i confini della demenzialità dura e pura: rivolto esclusivamente ad un pubblico maschile, è la classica pellicola da vedere solo se si è alla ricerca di due ore di spasso totalmente disimpegnato. Se si sarà capaci di abbandonare serietà e preconcetti di ogni sorta sul cinema di genere, Zohan saprà regalare risate sincere e, ovviamente, senza la minima pretesa.
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