Pinuccio è un quarantenne, single e con un livello scolastico basso. Vive in un piccolo centro della Puglia, Bitonto, e non si è mai allontanato dal suo paese e dalla sua gente. Tanti i lavori da lui svolti: salumiere, marmista, venditore ambulante ed è perfino impegnato anche nella banda del paese. Ma il suo sogno resta sempre quello: fare il “custode a livello cimiteriale”! Fin dall’infanzia componeva marce funebri e non perdeva mai un funerale in paese. Con la sua vespa color arancio e la sua disponibilità è in mezzo a tutte le attività del paese.

Pinuccio riesce a realizzare i suoi desideri e, divisa d’ordinanza, è lì davanti al cancello del cimitero di Mariotto, piccola frazione di Bitonto. Destino vuole però che, da quando lui è custode, per quattro mesi non muoia nessuno. Alla felicità dei vecchietti del paese che lo “adottano” come Nume tutelare, si contrappone la scontrosità delle imprese funebri e di fiorai vari che con lui non fanno più affari.

Sembra un personaggio inventato, non ritoccato da esigenze cinematografiche e il suo copione è la vita stessa che conduce con la sua naturale semplicità.
Dietro la figura di questo personaggio ci si può sbizzarrire a voler trovare messaggi nascosti, come la difficile situazione socio-economica che vivono i ragazzi del sud. Ma niente di tutto ciò. Si è inchiodati alla poltrona per poco più di un’ora e ci si ritrova inconsapevolmente ad assorbire tutte le emozioni che Pinuccio trasmette allo spettatore.
Non è un attore, eppure con una certa naturalezza e senza timori racconta di sé, delle sue esperienze e dei suoi sentimenti guardando a volte direttamente in macchina. Molto spesso suscita ilarità per i suoi modi di fare e il suo linguaggio. Niente, però, è artefatto in Pinuccio e il suo volto è una tavolozza di emozioni.

Si ha l’impressione di trovarsi davanti un classico documentario-resoconto di una storia qualunque, ambientato in un paese qualunque con gente qualunque, dove il regista si limita semplicemente a seguire e a filmare la quotidianità del protagonista. Mezzapesa, invece, riesce a catapultare lo spettatore in quella realtà, rendendo alcune inquadrature veri e propri quadri pieni di colori e di vita, lasciando ampio spazio alle emozioni del protagonista. Girato in alta definizione, Pinuccio Lovero – sogno di una morte di mezza estate è il primo lungometraggio di Pippo Mezzapesa, David di Donatello con il suo secondo corto, Zinanà, e menzione speciale ai Nastri d’argento con il terzo (Come a Cassano).
Buone anche la musiche di Cesare Dell’Anna e Umberto Smerilli che richiamano alcune melodie balcaniche che accompagnano degnamente il film.

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