Per un semi-esordiente alla regia, circondarsi di un buon cast è la maniera migliore per nascondere qualche pecca tecnica o le carenze della sceneggiatura. È esattamente quello che fa Christopher Rowley, riuscendoci peraltro piuttosto bene: Quel che resta di mio marito (Bonneville) mescola road-movie e sentimenti, ma rimane piuttosto piatto e pure già visto. Lo salvano alla grande le sue tre protagoniste, che riescono a far dimenticare tutto quello che non concerne la recitazione.

Giusto il tempo di presentare la protagonista, una donna (interpretata da Jessica Lange) che ha appena perso il marito, e subito si viene catapultati in mezzo alle infinite e piatte interstatali americane, a bordo di quella vettura che dà il titolo (originale) al film. Assieme a lei viaggiano le sue due amiche (Kathy Bates e Joan Allen), che accompagnano la donna a restituire alla figliastra le ceneri del defunto: un viaggio doppiamente triste, visto che l’uomo aveva espresso il desiderio che fossero disperse, mentre la figlia ha minacciato la matrigna di toglierle la casa nel caso non avesse accettato di riportargliele.

Il viaggio cinematografico nelle desolate e remote lande dell’entroterra americano è sempre l’occasione per riscoprire se stessi e venire a patti coi propri diavoli. Le tre protagoniste, che piuttosto che qualcosa da dimenticare hanno una vita da riscoprire, coglieranno invece l’occasione per godersi una rinnovata libertà alle soglie della terza età. Non mancano gli incontri (due ed entrambi di figure maschili) e il classico senso di fuga dal mondo: il rimando a Thelma & Louise è tanto involontario quanto evidente, a dimostrare proprio la scarsa esperienza di Rowley.

Esperienza di cui certo non difettano le tre navigate protagoniste, tre attrici a proprio agio, tre donne che paiono divertirsi un mondo sul set, dimostrando un affiatamento che rende il film più credibile e appassionante. Da citare tra tutti il personaggio assai comico della Bates, che interpreta una mormona stanca di un’osservanza troppo rigida del suo credo.

Se il film non si affossa da solo, appesantito da una trama non nuova, priva di colpi di scena e non certo molto varia, il merito è solo di queste tre grandi attrici. D’altronde non è questo il film cui chiedere l’emozione “hollywoodiana” e di sicuro il pubblico più maturo apprezzerà molto la pellicola: proprio a costoro ci sentiamo di consigliare vivamente quest’opera delicata e quasi intimista.

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