C’è ancora del marcio in Danimarca e, come Lars Von Trier, Thomas Vinterberg continua ad indagarlo con una commedia che muove al riso senza perdere l’occasione di metterci di fronte alle nostre debolezze. La sincerità sorprende, la schiettezza incute timore, la serenità con la quale il regista parla di sesso, incesto, omosessualità e tradimenti, spiazza e vivifica un testo senza alcuna pretesa morale.
Il protagonista balbetta perché ha perso il padre suicida. Convivente e fidanzato, prima di ritrovare il genitore, cantante miracolosamente ricco e famoso, rincontra una vecchia fiamma che lo conduce sulla via dell’adulterio. La sua franchezza lo rende un Don Chisciotte che non cede ai mulini a vento, che invece di nascondersi corre incontro alla verità, che dopo aver capito da chi viene ritrova la sicurezza per dirigersi dove veramente vuole andare.
Sfumato il lato umano e psicologico, le vicende di Riunione di famiglia (When a man comes home) si intrecciano, le coppie si spaccano, improbabili protagonisti si accoppiano fino a mandare a puttane la riscoperta del padre, la tolleranza per il lesbismo della madre, l’affetto per la ex pronta a cacciare chi ha peccato come lei.
Viva la leggerezza dei danesi che, nonostante il peso del dubbio che da quattrocento anni sovrasta il loro immortale principe, continuano a percorrere una via alternativa alla omologazione, a rivedere ciò che funziona, a scardinare per cercare nel caos un po’ di verità e voglia di ricominciare a vivere.
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