Dopo il successo di Cannes (dove il film è stato presentato con il titolo The Exchange, guadagnando il Premio Speciale della Giuria) ecco arrivare sui nostri schermi l’ultima fatica di Clint Eastwood, un regista che non delude mai.
Il nuovo titolo evoca antiche leggende del Nord Europa dove fate e troll rapivano i bambini umani e li sostituivano con i loro figli (chi ricorda Il Labirinto del Fauno?) ma in realtà quello di Eastwood ancora una volta è un film sull’America della Grande Storia Patria (Flags of Our Fathers, Lettere da Iwo Jima) o quella delle microstorie di emarginazione (Mystic River, Million Dollar Baby), questa volta ispirato ad un fatto di cronaca che il soggettista e sceneggiatore J. Michael Straczynski, un ex – giornalista, ha tirato fuori dai polverosi archivi della città di Los Angeles.
Siamo a Los Angeles nel 1928: la città è rigidamente controllata dal dispotismo del sindaco e del capo della polizia James E. “Two Guns” Davis che aveva organizzato uno squadrone di agenti pistoleri che terrorizzavano la cittadinanza.
Nessuno protesta, tranne un uomo, il reverendo protestante Gustav A. Briegleb (uno straordinario John Malcovich), che dalla sua stazione radio denuncia quotidianamente i crimini commessi dalle Autorità.
Una giovane donna, Christine Collins (superba interpretazione di Angelina Jolie), una ragazza madre impiegata alla compagini telefonica, denuncia la scomparsa del figlio Walter: aveva dovuto lasciarlo solo a casa per coprire un turno al lavoro e al suo ritorno il ragazzo era scomparso.
Il caso è affidato al braccio destro del Capo della Polizia, il Capitano Jones che dirige l’Ufficio Persone Scomparse. Il rapimento di un bambino non è una pubblicità positiva per la città di Los Angeles e tutte le autorità sono ansiose di chiuder in fretta il caso. Dall’Illinois arriva una telefonata, un vagabondo ha abbandonato in un bar un bambino che dichiara di essere Walter.
Il caso sembra chiuso e Davis si affetta a convocare una conferenza stampa alla stazione, perché i giornalisti possano assistere all’incontro tra madre e figlio.
Ma la signora Collins, nonostante le pressioni, non ha dubbi: quel ragazzo non è suo figlio. È una madre che sfida disperatamente tutto il potere costituito – e ne subirà le conseguenze – per cercare quella verità che le autorità vogliono negarle.
Solo il reverendo Briegleb sarà il suo fianco, anno dopo anno.
Un film intenso, drammatico che non scivola mai nel sentimentalismo, una recitazione magistrale di tutti gli interpreti, una regia asciutta che analizza nel profondo i personaggi, una struttura narrativa che tiene in tensione lo spettatore, ansioso quanto la protagonista di scoprire la verità ma, nonostante tutte le ricerche e i drammatici colpi di scena, la fine di Walter resterà avvolta nel mistero.
Le fate non esistono – sembra dirci il vecchio Clint – e tanto meno rapiscono bambini, ma l’orrore della natura umana può essere più impenetrabile degli oscuri disegni soprannaturali.
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