Il romanzo del più grande cantautore italiano,  tre splendide fanciulle (una delle quali è addirittura Donatella Finocchiaro!), due valenti attori teatrali (Paravidino e Popolizio), l’immortale brano del succitato cantautore (da cui il titolo) e…risultato?

Amore che vieni, amore che vai è un film di una bruttezza imbarazzante.

Sceneggiatura disconnessa, movimenti facciali del protagonista eccessivi e spesso fuori luogo, interpretazioni dei comprimari al limite della macchietta bidimensionale. E, per favore, era proprio necessario “riesumare” un attrice importante come Agostina Belli…imponendole un ruolo così piatto, dei dialoghi così banali?
Senza parlare del sovraesposto Filippo Nigro (con tutto l’affetto, quattro pellicole in uscita nello stesso anno – in un cinema asfittico come il nostro – sono un numero decisamente eccessivo), che ci regala la più inverosimile interpretazione del pastore sardo che mente umana potesse concepire, birignao incluso…e la buona volontà ce l’ha messa!

E’ che, dannazione, possibile che a nessuno sia venuto in mente di scegliere direttamente un valido interprete…sardo…invece di un romano? Ah, scusate. Senza una  riconoscibile “faccia da fiction”…non si fanno incassi al botteghino! Senza proprio un film, invece, piovono dobloni dal cielo. Ma per cortesia!

Ed una riga sul confuso finale alla Tinto Brass (ma senza culi e senza ironia…pensate che allegria!) ? No comment!

E’ un fatto ed è ineccepibile. Film italiani di pregio fanno fatica ad uscire in sala (vi ricordate di Hermano? Unica copia al Filmstudio di Roma? Ecco, appunto!), a trovare uno straccio di distribuzione che gli permetta di essere visti, mentre opere pregevoli e girate da dio come Il passato è una terra straniera (peraltro presentato all’interno del medesimo festival) godono di scarsa visibilità-patiscono lo snobismo di parte della critica. Questa ciofeca di serie b, invece, la quale si avvale beceramente dell’effetto “cassa di risonanza” dato dal fatto che, in teoria, molto in teoria, dovrebbe farvi ricordare l’immenso De André, viene distribuita dal prestigioso e storico Istituto Luce ???

C’è del marcio in Danimarca.

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