Più volte portati al cinema (ultimo in ordine di tempo è stato The Notebook), i romanzi di Nicholas Sparks sono sinonimo di dramma romantico, attori stagionati, ville lussuose in paesaggi mozzafiato e storielle da crisi della mezza età. Insomma una serie di cliché da casa del Mulino Bianco con annessi dialoghi infiniti e inconcludenti. Il prototipo è talmente codificato oramai che nemmeno questo Come un uragano (Nights in Rodanthe) riesce a scalfirlo minimamente, tanto che, se non fosse per la presenza annoiata di due vecchi (mai come qui in tutti i sensi!) come Richard Gere e Diane Lane, si potrebbe tranquillamente pensare di essere di fronte al film per la tv della domenica pomeriggio.
D’altro canto si ha la netta sensazione che la presenza dei due attori sia proprio l’elemento che si è ricercato per permettere a questo filmetto scadente di passare nelle sale. La storiella romantica e scontatissima, da cortometraggio spalmato in un’ora e mezza, fa il resto, garantendo “addirittura” la distribuzione sotto Natale. Protagonista è un affermato medico che, dopo la morte di una paziente sotto i suoi ferri, decide di andare ad incontrare il marito di lei, per scusarsi ed esporre le sue ragioni. Si ritroverà a soggiornare in una villa-albergo sperduta in riva al mare, dove farà la conoscenza della padrona di casa. Entrambi afflitti dal travagliato rapporto con i loro figli, tenteranno di aiutarsi a vicenda.
Inutile soffermarsi su quanto banale, già vista e prevedibilissima possa apparire l’evoluzione di una trama del genere già dopo i primi 5 minuti. Quel che spaventa di più è la frettolosa e ridicola facilità con cui la sceneggiatura liquida l’evoluzione del protagonista maschile (fulcro del film), tradendo chiaramente l’origine letteraria dell’opera, trasposta al cinema con superficialità e faciloneria. C’è pure il capitolo dello scambio epistolare che, se funziona bene in un romanzo, può essere deleterio in un film, specie se si trasforma in 10 minuti di voce off! Ancora più assurdo parlare della inspiegabile velocità con cui viene risolto il conflitto padre-figlio, quasi come se il montaggio si fosse “mangiato” 20 minuti di film.
D’altronde a pellicole come queste si rimprovera spesso l’eccessiva durata. Qui forse è il contrario: qualche scena in più non avrebbe fatto male, ma poi si sarebbe dovuto allargare il set a qualcosa di diverso dalla villona vista mare, magari si sarebbe dovuti uscire dal mondo della favoletta finta per entrare nei pericolosi meandri della realtà per 5 minuti! Forse la casalinga annoiata della domenica pomeriggio non avrebbe gradito. Meglio piazzarci invece il classico drammone strappalacrime inspiegabile per attrarre il target della terza età tra un cenone e l’altro. Ma nemmeno a costoro ce la sentiamo di consigliare un prodotto così dozzinale e scadente.
ma l’uragano dov’era??? forse ci siamo addormentate e ci siamo perse una scena perchè il film era talmente noioso che non abbiamo resistito…..
M&A