harold_pinter

Ridurre Mr. Harold Pinter – venuto a mancare in quel di Londra la vigilia di Natale – a poche righe è, sebbene lui lo avrebbe molto gradito, praticamente impossibile. Il re del minimalismo e dell’assenza, della tensione e della minaccia incombente, dell’Assurdo e della pausa drammaturgica,  Premio Nobel per la Letteratura nel 2005 (quando era già malato di cancro all’esofago da ben quattro anni) ci ha regalato un corpus di più di trenta opere che hanno riscritto i canoni della drammaturgia contemporanea e dai quali nessuno dei successori ha potuto prescindere.

Ciò che, specialmente dalle nostre parti, in molti non conoscono, è l’amore di Pinter per la giustizia ed in particolare la causa dei diritti civili, legata al pacifismo ed alla sua profonda consapevolezza dell’inutilità della guerra, di qualsiasi guerra.

A tale proposito, si legga questo estratto dall’articolo-tributo dedicatogli dal New York Times:

An actor, essayist, screenwriter, poet and director as well as a dramatist, Mr. Pinter was also publicly outspoken in his views on repression and censorship, at home and abroad. He used his Nobel acceptance speech to denounce American foreign policy, saying that the United States had not only lied to justify waging war against Iraq, but that it had also “supported and in many cases engendered every right-wing military dictatorship” in the last 50 years.

Le parole sono un’arma. Ecco l’essenza dell’opera di Pinter che abbiamo recentemente potuto ammirare al cinema nel remake di Sleuth, protagonisti Michael Caine e Jude Law nei panni che furono, e scusate se è poco, del grandissimo Laurence Olivier e dello stesso Caine (che, all’epoca, vestì i panni del giovane, interpretato, nel remake del 2007, da Law).

Lezione durissima per i professionisti dell’informazione che, troppo spesso, ne fanno cattivo uso.

Farewell, Mr. Pinter!

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