Con all’attivo il solo discreto La casa di sabbia e nebbia, Vadim Perelman si presenta al suo secondo lavoro da regista già con un numero di crediti evidentemente sufficienti per scritturare Uma Thurman (in verità non proprio sulla cresta dell’onda da anni a questa parte) e la giovane e lanciata Evan Rachel Wood: ma la prima delude (complice le pecche del doppiaggio) e si rivela solo un nome da locandina (visto il numero di scene che le viene riservato), mentre la seconda fa il lavoro sporco, sorprendendo per la sicurezza, vista anche l’età.
Alle altre pecche ci pensa la sceneggiatura, che ruota inutilmente per un’ora e mezza (che sembra il doppio) attorno alla scena centrale, utilizzando il più classico degli stratagemmi, quel disvelamento per accumulo di flashback che da sempre fa la “gioia” dei peggiori esempi di questo genere di cinema: il genere che presenta la vita del protagonista alle prese con la rielaborazione di un fatto traumatico avvenuto anni addietro.
Nel caso di Davanti agli occhi, il personaggio centrale è la liceale Diana, che rimane coinvolta in una sparatoria all’interno della scuola, mentre è nel bagno assieme all’amica Maureen. Il film alterna la storia di quanto accadde quella triste mattinata – quando il loro compagno di classe armato fece una strage e convinse le due ragazze a scegliere chi delle due dovesse morire – con momenti della sua vita da adulta, sposata e madre di una bimba piccola.
Il confronto fra “le due vite” della donna, tra i suoi problemi di ragazza e quelli di madre e moglie, fa emergere un affresco di vita tutto sommato piuttosto comune (fatto di sangue escluso), ma presentato come se si trattasse di un’esistenza segnata solo da dolori e ferite: il livello di dramma sopportabile dalla gente dei ricchi sobborghi americani d’altronde non deve essere lo stesso della gente delle favelas, ma allora la sceneggiatura si sarebbe dovuta maggiormente concentrare sulla rielaborazione del trauma. Invece l’obiettivo è un altro: lo si intuisce (per i più attenti e abituati al genere) già da qualche piccola ma chirurgica scena-segnale; lo si capisce in pieno solo all’ultimo minuto. E qui ci fermiamo per non rovinare l’effetto, ma d’altronde lo spoiler maggiore lo fa il titolo originale, The Life Before Her Eyes…
A titoli di coda conclusi, insomma, si intuisce di aver visto “un film diverso” e Perelman ottiene quindi il classico effetto da “necessità della seconda visione”, tipico dei film di genere. Ma è davvero necessario uno script di questo tipo? Ha davvero senso lasciare lo spettatore per un’ora e mezzo di fronte a qualcosa di vuoto, cui manca senso e profondità, di cui non si capiscono il significato profondo e il messaggio? Questione di gusti, forse: alla sensibilità di ognuno è affidato il giudizio, ma ci sentiamo di consigliare la visione per lo più a chi ama i drammi esistenziali al femminile.
Impossibile non citare, in conclusione, il pessimo, superficiale e deleterio lavoro fatto in fase di doppiaggio con il personaggio di Uma Thurman: la voce scelta, inespressiva e cavernosa, cozza continuamente con gli sforzi drammatici dell’attrice, devastando la sua prova e provocando il più classico dei fastidi. Fortuna che parla poco: se volevano dare il colpo di grazia all’opera, stavolta ci sono proprio riusciti.
Grazie a te e…perdona il ritardo nella risposta! 🙂
L’ho visto in due tempi, ma pur essendo assolutamente un appassionato di film d’azione (oddio forse di films e basta, ho raccolto circa duemila tra dvd e blue ray e non resisto ad entrare in possesso di altri titoli), questa singolare e misconosciuta pellicola, mi ha dato parecchi brividi e credo appunto che sia proprio il racconto della ipotetica vita di Diana vista nei suoi ultimi attimi prima della morte, a farne una chicca. Personalmente ritengo che appartenga a quella ristretta cerchia di films che si comprendono appieno solo negli ultimi due minuti di visione quali “The others” e “Memento” ( ovviamente edizione non rimontata) ed è opportuno rivedere varie volte il titolo per “mettere bene in ordine le idee”. ..E’ vero vorrei sondare la mente del regista o del montatore che spesso modifica integralmente il senso globale. In ogni caso mi è piaciuto tranne la voce di Diana ma in realtà l’ho notata dopo averVi letto. Grazie a tutti
Nel mondo della comunicazione online, dieci righe sono già eccessive. Per il resto, grazie per il contributo. 🙂
io credo che non sia male come film. Concordo sul cattivo doppiaggio della thurman, ma questo non è certo colpa del regista.. in effetti in alcuni momenti, quell’ora e mezza (che a me è passata benissimo seduta sul mio divano) può risultare monotona, piana, ma il film non è d’azione e ad attirare l’ attenzione e a suscitare interesse, non sono certo le scene movimentate, ma quello che la vicenda nasconde. Il finale non è scontato, per lo meno non lo sarà per la maggior parte degli spettatori. Io personalmente preferisco un film che magari può sembrare un pò “fiacco” in alcune scene, ma che alla fine, ti coglie di sorpresa, piuttosto che un film che mi prende per tutta la sua durata, ma il finale poi è deludente. Insomma il finale in un film è una componente importante. Poi ho trovato toccante la storia, mi ha trasmesso emozione, ma questo secondo il mio personale parere, ognuno è libero di pensare ciò che vuole, poi va beh quando una cosa è oggettiva, è oggettiva. Ma non mi piace chi critica basandosi sui gusti personali.. Io non consiglierei la visione a chi ama i drammi al femminile (anche perchè non è una questione di sessi), ma a chi ha voglia di vedersi un film con un’ottima attrice secondo me, la thurman, anche se è resa male la sua recitazione dalla doppiatrice (mica colpa dell’attrice però)! un film non banale e sempliciotto come molti altri film di questi tempi.
Film purtroppo quasi sconosciuto, forse a causa della poca pubblicità che gli è stata fatta. Storia di una donna ormai adulta e con famiglia, perseguitata da continui flashback riguardanti la sua adolescenza alquanto movimentata ma, soprattutto, alla quale torna continuamente in mente un episodio per nulla piacevole. Il regista Vadim Perelman ripete più volte alcune scene ma non per questo il film diventa noioso anzi, rimane comunque pieno di suspance e senza tempi morti. Decisamente da vedere.
No infatti mi sono spiegata male forse :9 non intendevo dire che la scelta della morte le avrebbe dato soddisfazione.. Solo che ha compiuto un gesto coraggioso davanti ad un’amica,davanti una persona che voleva bene, tanto da rinunciare alla propria vita che probabilmente non sarebbe stata la stessa se avesse scelto la morte dell’amica, se fosse stata vigliacca insomma, anche se non credo sia il termine adatto. Comunque un film molto bello e profondo. . vorrei leggere la mente del regista 🙁
Non ti sbagli affatto, ci mancherebbe: quando si parla di sensazioni non c’è qualcuno che sbagli e qualcuno che ha ragione. Sono tue e basta.
Come scrivevo, è “questione di gusti, forse: alla sensibilità di ognuno è affidato il giudizio”. Intendevo dire proprio questo: il film si presta a giudizi assai diversi a seconda della sensibilità del singolo spettatore. Su di te ha chiaramente avuto un impatto più profondo. Per fortuna del regista! 🙂
In ogni caso, a prescindere dalla singole sensazioni, posso risponderti che non credo che “quel” gesto (non specifico oltre per evitare ulteriori spoiler) non è una soluzione o una scelta! Che soddisfazione può dare dal momento che…dopo non c’è alcun proseguo? Può cambiare la vita di un altro, questo sì. Ma non la propria (se non in peggio): sennò finiamo a fare apologia di suicidio in nome di una filantropia che ogni tanto sarebbe meglio rivolgere verso se stessi…
Come dicevo prima…solo opinioni, per carità. 🙂
Ciao!
Ho visto da pochi giorni il film e devo dire sono rimasta molto colpita .. pensavo fosse scontata la morte dell’amica di Diana. Uscita dal cinema ho provato a dare un altro significato alla storia ma tuttora restano in me molti dubbi. Non è facile interprertare un film del genere ma trattato in questo modo suscita in me forti emozioni per questo mi interesso molto alla critica, al significato profondo , a ciò che questo ultimo vuole trasmettere. Io penso che questa ragazza, pur commettendo molti errori nella fase dell’adolescenza e questo mi sembra del tutto naturale, avendo problemi di dialogo con la madre e di autostima, riesce a costruire una fortissima amicizia che le permette di mettere di lato il suo egoismo e le sue paure per salvare una persona totalmente opposta al suo carattere ma che le permetteva di essere se stessa, che la ascoltava, che le stava accanto. Non è facile stabilire un rapporto così forte con un’ altra persona, non sai mai se è sincero o no. Dall’altro lato vedo la storia andare avanti.. Chissà se Diana avesse potuto scegliere il suo futuro, se quel tragico evento non fosse avvenuto o fosse andato diversamente, come sarebbe stata la sua vita ?! Forse non avrebbe più potuto trovare la vera felicità e tranquillità perchè avrebbe significato perdere l’unica persona a cui era fortemente legata, avrebbe significato provare il dolore di una madre spaventata e debole e di una moglie tradita e sentimentalmente distrutta. La vita, quella che avrebbe potuto scegliere di continuare a vivere le avrebbe dato soddisfazione? Forse la scelta di morire per amore di qualcuno le ha regalato qualcosa che in vita non avrebbe mai ottenuto. La follia di un gesto coraggioso, quel coraggio che non riusciva a trovare per cambiare la sua vita. . . Forse avrebbe cambiato la vita di un’altra. . Questa è la mia interpretazione 🙂 magari mi sbaglio però a me è arrivato tutto questo.