lasciamientrare

Decisamente insolito e sui generis questo Twilight in salsa svedese: horror nella forma più esteriore e negli intenti, drammatico nella tecnica e nell’estetica più profonda. Ma i vampiri di Tomas Alfredson parlano di sentimenti veri (amore, ma non solo), non di stereotipati sentimentalismi sdolcinati e commerciali. E la differenza emerge tutta, con la prepotente delicatezza di chi riesce a imporre uno stile unico senza urlare.

Non urla il budget di questo film (certamente ridotto), non urlano le sue “star” (visto che di sconosciuti attori svedesi stiamo parlando), non urlano i suoi effetti speciali (a dire il vero alquanto posticci e a tratti ridicoli, ma è una scelta anche questa), non urlano soprattutto i sentimenti, mai sbandierati, ma sempre sopiti e nascosti, quasi a doversi vergognare della loro stessa esistenza. Perché nelle terre semi-desolate dei paesaggi innevati svedesi, romantici e ostili allo stesso tempo, sembra obbligatorio venire a patti con un esistenzialismo che spinge ad interrogarsi sulla natura stessa dei sentimenti provati, in quanto solo tramite essi si può giungere a capire se stessi.

Racconta una leggenda svedese che ai vampiri sarebbe impossibile entrare in un luogo chiuso qualora non fossero invitati a farlo. Tanto basterebbe a mettere in crisi la cinematografia di genere nel resto dell’Occidente: ma per fortuna siamo in Svezia e possiamo far finta di averne sempre sentito parlare. Il piccolo protagonista è il dodicenne Oskar, bambino timido e ansioso, vittima delle angherie dei classici compagni bulli. Fa la conoscenza della coetanea Eli, appena trasferitasi assieme al padre vicino casa sua, proprio quando in paese cominciano a verificarsi strani ed efferati omicidi. Non ci vorrà molto prima che Oskar intuisca la vera natura della sua nuova amica e nondimeno scelga di continuare ad averla accanto, scoprendo in lei quell’anima affine, isolata dal mondo perché troppo diversa e, così come lui, vittima della sua sensibilità.

Col lento mutismo di scene ora crude ora riflessive, Lasciami entrare ci porta al vero nocciolo profondo del sentimento più antico e potente. Lo fa per mezzo di due ragazzini poco più che bambini e proprio per questo, tramite la loro innocenza ancora piuttosto lontana dall’impulso sessuale, colpisce per la facilità con cui mette a nudo la natura dell’amore. Senza bisogno di frasette melense e prive di senso, da diario della scuola media.

Spruzza sangue qua e là – è vero –, colano rivoli rossi dal volto della protagonista, si parla di omicidi e vampiri. Ma è solo un espediente, un esprimersi per metafore: di horror c’è ben poco e l’intento non è certo spaventare né disgustare. Stupisce piuttosto la parabola (purtroppo breve, ma di incredibile intensità) del personaggio del padre della bambina, vampiro col rimorso delle proprie azioni, cattivo che deve gestire l’impulso atavico in lotta contro il sentimento. Un personaggio di enorme spessore, il maggior valore aggiunto di un film pregevole ma non per tutti. Sì, per tutti tranne che per coloro che cercano un altro Twilight. Per quello c’è Hollywood, che con l’estetica della cinematografia svedese ha sempre avuto poco a che vedere.

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10Comments

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  1. 2
    Massimo Frezza

    Sono appassionato del genere, caro Davide e, obiettivamente, non vi sono elementi per affermare una o l’altra versione come definitiva. Una delle ragioni per cui ho amato questo film (tra l’altro, sono riusciti a trarne un remake americano passabile…ed è un evento)…è proprio il fatto che particolari come quello di cui scrivete sono trascurabili. Ciò che conta è l’atmosfera…e la totale assenza di pregiudizio che caratterizza il rapporto tra i due giovani protagonisti. Che voi abbiate ragione o meno, “Lasciami entrare” resta, senza dubbio, una delle più belle pellicole del 2009. Grazie per i vostri commenti. Continuate a leggerci! 😉

  2. 3
    Davide

    Sono perfettamente d’accordo con Moi riguardo la figura dell’aiutante del vampiro: anche a una prima visione del film è ben chiaro che non si tratta del padre, ma di un servo volontario, che fino all’ultimo e ad ogni costo vuole essere utile. È ovvio che egli deve aver avuto una storia simile a quella di Oskar, che deve essersi invaghito di Eli anni e anni prima. E probabilmente un giorno Oskar sarà nella sua stessa situazione, troppo vecchio per poter essere utile, e deciderà di sacrificarsi a sua volta, in virtù di un nuovo servo di Eli. È una ciclicità che, sinceramente, è per me una buona metà del fascino del film.

  3. 6
    homer84

    Perchè no, Moi! Tutto può essere… E poi, non essendo un esperto di vampiri svedesi 😛 accetto tutte le proposte! 😀
    In ogni caso non cambierebbe molto la sostanza…
    Grazie, ciao!

  4. 7
    Moi

    concordo con quanto scritto dal recensore, ma vorrei proporre una mia intuizione riguardo al personaggio che accompagna la piccola Eli dall’inizio del film fino al suicidio: può questo presunto padre non essere altro che il “precedente” Oskar, ossia un altro ragazzino innamoratosi di lei decenni prima, che fuggì con Eli come perlappunto fa il protagonista della storia? e sarà forse il destino di Oskar uguale a quello del presunto padre? d’altra parte Eli, come tutti i vampiri, non ha età, e chissà quanti altri ragazzini l’hanno accompagnata per tutta la loro vita…

  5. 8
    francesco

    davvero interessante,nonostante il low budget e qualche piccola caduta.
    difficile rispondere alla domanda su che sangue possa nutrire un vampiro che da un sacco di tempo ha 12 anni.
    se appare forzato parlare d’innocenza,forse non lo e’ l’idea di sopravvivenza,da un ambiente quasi gia’ putrefatto,che pare solo in attesa di un giustiziere.
    il finale pare piu’ aperto di quanto non si sia portati a credere,cosi’ come alcune situazioni apparentemente forzate paiono alla fine naturali.

  6. 9
    Mario

    La delicatezza di un amore acerbo, e al contempo anche la sua forza, che spinge i protagonisti a vivere insieme il proprio disagio, a trovare l’uno nell’altro il conforto che li aiuti ad andare oltre.
    Momenti di pura poesia, altri di profondo orrore, vissuti sempre con la sensazione che non sia un film, ma una storia, qualcosa di non così lontano. Perchè tutto intorno, nel film, la gente, le vite, sono come quelle reali. E allora non si guarda il film, ma lo si vive, e questo, beh, è la piccola magia che solo i grandi film possono realizzare.

  7. 10
    Massimo Frezza

    Aggiungo, alla tua già attenta analisi, la splendida scena “contro tutte le discriminazioni”, del bacio insanguinato. Senza contare la poesia pura di frasi come “se ci mettiamo insieme, cambia qualcosa?”. “Allora resta tutto uguale”. “Va bene, allora stiamo insieme”. Impossibile non pensare a “The Dark Night”, osservando la punizione che il padre si autoinfligge. Fortunatamente, bastano poche once di puro umorismo scandinavo, per riportare in equilibrio la bilancia. Una per tutte: “Tu sei morta”. “No. Perché non si vede?”. “Ehm…” 😉 Un film splendido.

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