vuotirendere

Ad oltre dieci anni di distanza da Kolja, già premio Oscar per il miglior film straniero nel 1996, ecco arrivare sugli schermi un nuovo film del regista ceco Jan Sverak, dal titolo Vuoti a rendere (Vratné lahve, in lingua originale, Empties, nella titolazione inglese), una commedia spassosa e malinconica sulla cosiddetta terza età.

Ultimo atto di una trilogia ispirata alla propria vita, dall’infanzia, all’età adulta fino alla vecchiaia, iniziata con Scuola elementare nel 1992 e proseguita con Kolja del 1996, il film di Jan Sverak è interpretato dal padre del regista, un attore molto noto nella Repubblica Ceca, Zdenek Sverak. E’ proprio lui a vestire i panni di Josef, il protagonista del film, un professore di letteratura che insegna in un liceo di Praga ma che, da un po’ di tempo, non riesce più ad entrare in contatto con i suoi studenti, disinteressati, maleducati e sarcastici. Dopo l’ennesima incomprensione in classe e relativo richiamo dell’odiosa preside, Josef decide di andare in pensione ma, ben lungi dal volersene stare tranquillo a casa a battibeccare con Eliska – alla quale è sposato da oltre 30 anni – inizia a cercarsi un lavoretto, lasciando di stucco moglie e figlia.

Dopo il disastroso esperimento come unico pony express 68enne in bicicletta per le vie di Praga, Josef trova il lavoro ideale in un grande magazzino, al bancone dei vuoti a rendere: qui può ben esprimere la sua fervida immaginazione, concertando appuntamenti galanti fra le clienti ed i commessi, chiacchierando amabilmente con le signore e divenendo punto di riferimento dell’intero magazzino. Anche Eliska, visto l’andazzo dell’arzillo marito, si lascia andare alle avances di un attempato coetaneo, suo allievo di tedesco, con risultati tragi-comici.

Una vena umoristica caustica e leggiadra, al tempo stesso, aleggia sull’intero film: tra scene esilaranti, come quella della rovinosa caduta dalla bici di Josef mentre consegna pacchi in perfetta tenuta da ciclista, a divertissements onirici, sempre legati a spinte fantasie erotiche con donne giovani, inevitabilmente interrotte dalla preside o dalla consorte, a rigurgiti di avventuroso entusiasmo per la vita, nelle scene finali del film dove i due coniugi sorvolano in mongolfiera, senza controllo, città, fiumi e praterie.

Ad una vecchiaia fatta solo di stanchezza e malanni, borbottii con il coniuge ormai privi di affetto, programmi televisivi che inebetiscono e chiacchiere da pensionati sulle panchine del parco, il regista, l’attore ed il protagonista del film reagiscono con ribellione, con ironia, con una punta di vaga nostalgia. Se Kolja infatti rappresentava “il prodotto di un’identità nazionale riconquistata dopo decenni di repressione”, Vuoti a rendere rispecchia una Praga moderna, piuttosto indifferente al richiamo di quegli ideali di cultura per cui tanti intellettuali (fra cui i due vecchi professori protagonisti, moglie e marito) lottarono in gioventù, ritrovandosi oggi esclusi da una società in rapido cambiamento e da un circuito produttivo sempre più incentrato su meccanismi automatici e poco interattivi.

Vuoti a rendere, prodotto da Biograf Jan Sverak, Portobello Pictures & Phoenix Film Investments, con il contributo del Fondo Statale del Ministero della Cultura della Repubblica Ceca per il sostegno e la promozione del film Ceco, ha vinto, fra gli altri, il Premio del Pubblico e quello per la Migliore Sceneggiatura al Karlovy Vary International Film Festival nel 2007, ed ha raggiunto il miglior incasso di tutti i tempi nella storia della Repubblica Ceca.

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