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A otto anni dalla prima volta in cui il pubblico ha potuto apprezzare gli stunt e la passione tra Dom/Letty e Brian/Mia, il produttore Neal Moritz realizza un nuovo film più “pop” dei precedenti e con la netta sensazione che tutto porti al principio.
Nel 2001 gli spettatori fecero la conoscenza di Dominic Toretto (Vin Diesel), un campione di corse clandestine e del suo nemico giurato, il poliziotto di Los Angeles Brian O’Conner (Paul Walker). Per due ore il pubblico seguì i due sfrecciare su bolidi truccati e combattere l’uno contro l’altro sui due lati opposti della legge, per poi allacciare una strana amicizia.

Sebbene alla fine del film (Fast & Furious) avessero preso due strade opposte (Dom scappa in Messico, Brian entra nell’FBI), le vicende, e quindi la saga, hanno ripreso a “correre”: lasciate le corse clandestine di Los Angeles, sono passate al riciclaggio dei soldi sporchi a Miami (2 Fast 2 Furious) e, da qui, alle corse-scontro di Tokyo (The Fast and The Furious: Tokyo Drift), per tornare ora con un quarto capitolo sulle strade di Los Angeles.

Fast and Furious – solo parti originali riunisce il cast originario del primo film – Vin Diesel, Paul Walker, Michelle Rodriguez e Jordana Brewster – in un thriller d’azione mozzafiato, sempre più Fast (due ore che sfrecciano senza noia) e sempre più Furious (la vendetta di Dom e la rabbia/dovere di Brian).

Sono passati otto anni da quando l’ex galeotto Dominic Toretto ha varcato la frontiera messicana scegliendo una vita da fuggitivo. Adesso, vivendo sempre in fuga con l’unica cosa che gli resta del passato, Letty, cerca di rifarsi una vita; ma il suo destino è avverso, e quando il suo amore scompare tragicamente, torna a Los Angeles per vendicarsi. Dom riprende la sua contesa con Brian, ma, poiché costretti a confrontarsi con un nemico comune, sono obbligati a fidarsi l’uno dell’altro, sperando di raggiungere ognuno il proprio scopo e rinsaldare la propria amicizia.

Fast and Furious – solo parti originali è gradevole e ben strutturato, rispetto a i precedenti capitoli la sceneggiatura esiste e regge. Bello il ritmo e la regia, ottima la scelta delle musiche, tra cui spicca improvvisa una canzone rap in italiano. Alcune interpretazioni, quali quella del protagonista Vin Diesel, lasciano a desiderare, ma la prestanza dei due “belli” (e belle) di turno e lo splendore delle lucide carrozzerie dei bolidi (originali e truccati), fanno dimenticare agli spettatori che l’attore è colui che recita e non colui che appare semplicemente sullo schermo. Ma, infondo, chi va a vedere Fast and Furious per accertarsi della crescita espressiva e professionale di Vin Diesel?

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