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Uomini che odiano le donne è la storia di un giornalista economico nei guai che viene assoldato da un vecchio ricco e potente per scoprire chi ha ucciso, quarant’anni prima, la sua amata nipote. Ovviamente, i sospettati sono tutti membri della famiglia. A questo, si aggiungano le vicende di una ragazza “speciale” – una hacker bravissima e mediamente bella – che aiuterà il nostro giornalista/investigatore.
Si, lei e lui fanno sesso, tranquilli. E credo che come accenno di trama vi possa bastare.

Arriviamo al dunque: l”adattamento cinematografico del best-seller di Stieg Larsson è un film per nulla interessante.

Missione dell’ormai celebre autore del libro era, attraverso le vesti di un giallo canonico, sfatare il mito della Svezia perfetta, funzionante, equa dal punto di vista sociale e di mostrare invece il lato oscuro, quello delle speculazioni economiche e degli oltre ventimila casi di violenza sulle donne denunciati ogni anno (solo il 25% del totale dei casi effettivi, in un paese di nove milioni di abitanti).

Pare, invece, che la missione del regista Niels Arden Oplev sia stata quella di girare un film inutile, utilizzando uno dei budget più alti della storia cinematografica del suo paese.

Non si sente il regista, in questo film, ma non si vede neppure la freddezza di regia che ci si potrebbe aspettare per contro. Non c’è nulla di emozionante né a livello visivo né a livello narrativo. Forse, l’unica buona vibrazione è l’attenzione per “l’oggetto fotografico” (negativi, scansioni, primi piani e zoom sulle foto della ragazza scomparsa, lo spaventoso archivio di donne uccise dall’assassino).

La cosa peggiore è che si arriva al finale in modo sbrigativo, con un salto di registro stucchevole; la risposta al quesito più importante viene, infatti, introdotta senza alcun artificio narrativo solido e le scene girate in Australia arrivano all’improvviso, inutilmente; per un attimo, sembrano introdurre – per chi non ha letto il libro – una sorta di anticipazione del prossimo capitolo filmico della serie mentre, invece, si  sta giocando a chiuder tutto e subito, a finire il compito dal punto di vista della narrazione consequenziale degli eventi, senza tener conto della durata del film (152 minuti!), dando vita a un finale orrendo sotto tutti i punti di vista ma, soprattutto, improntato all’insegna del buonismo per quanto riguarda la sceneggiatura.

Gli altri due episodi della trilogia sono già stati girati ma non dallo stesso Oplev, bensì da Daniel Alfredsson, che speriamo faccia meglio. La ragazza che giocava con il fuoco uscirà in autunno mentre, per il terzo ed ultimo capitolo – La regina dei castelli di carta -, bisognerà aspettare fino alla primavera del 2010.

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