amore-e-altri-crimini

Che ti ha detto? Nessun perdono.
Vuol dire che mi ama ancora.

Il cinema serbo è, non da oggi, una miniera di piccoli e grandi gioielli. Presentato al Festival di Berlino nel 2008, all’interno della sezione Panorama, Amore e altri crimini, è l’ennesima conferma di ciò. Distribuito in Italia grazie alla lungimiranza della Ripley,  il film, premiato con la Miglior Regia al Sofia International Film Festival, è diretto e cosceneggiato dal trentaduenne Stefan Arsenijevic (già premiato, nel 2005, per il suo cortometraggio  Fabulous Vera, presentato all’interno dell’opera collettiva Lost and Found) che firma così il suo primo lungometraggio.

Preparatevi ad ammirare una Belgrado come non l’avete mai vista. Fredda, solitaria, scostante…eppure vibrante di sentimenti come un poderoso fuoco che giace, timido, sotto una neve che non smette mai di cadere. In un sobborgo degradato, di casermoni a blocchi impersonali e grigi, Arsenijevic ritrae un gruppo di “sopravviventi” al post-comunismo, tra macerie e ricordi di un tempo che fu.

In un tempo immobile e circolare (in realtà, si tratta di un’unica giornata – l’ultima che la protagonista, Anica, trascorrerà a Belgrado – come in La venticinquesima ora di Spike Lee), scandito solo da cartelli che ne indicano il progressivo scorrere, si susseguono le vicende dei protagonisti. La scena di apertura, con la splendida Anica, husky siberiano (non a caso, nel suo corteggiare discretamente la mezza età, è l’unica a parlare ed insegnare il russo) con occhi capaci di fondere il ghiaccio, cozza violentemente con il bianco e nero interiore che domina il tutto, al punto da farci dimenticare che abbiamo di fronte delle immagini a colori.

Le tormentate vicende ruotano intorno a lei, al suo amante (il boss Milutin, molto più grande di lei), al giovane che la ama da sempre (Stanislav, il braccio destro di Milutin), a sua madre (la grandissima Milena Dravic) e alla quattordicenne nipote del boss (probabilmente, il personaggio più perfetto del film, con le sue arance sempre in campo – cosa si porta, di solito, ai carcerati? – le sue fiction spagnole, la sua fascinazione per il suicidio e quella beckettiana afasia che le fa pronunciare venti parole in tutto…ma sempre al momento giusto).

Unica colonna sonora, ripetuta sino allo sfinimento, Besame Mucho: anelito d’amore di queste anime sperdute. Siamo di fronte ad un lento, inesorabile, struggente blues dell’Est che risuona e si compie tra palazzi freddi e cupi che oscillano tra The Million Dollar Hotel di Wenders e le atmosfere di un Good Bye Lenin essiccato e privato persino dell’ironia necessaria alla sopravvivenza.

Piccole esistenze di creature sottovetro che anelano ad una vita, semplicemente, normale. Come rose rosse, piantate nella neve. Film non facile e per palati fini. Non stupisce che sia stato fatto uscire d’estate, quasi come un riempitivo. Si tratta, infatti, di un prodotto troppo colto per colpire l’immaginario collettivo di un  paese come l’Italia, abituato, ormai da troppo tempo, a subire il grado zero del cinema.

Visione da non perdere.

Logout

You May Also Like

More From Author

9Comments

Add yours
  1. 4
    andrea

    volevo aggiungere , come c è già scritto sopra , che l ambientazione del film è bellissima : non sono stati li a fare inquadrature perfette in luoghi pulitissimi ma hanno rappresentato una giornata di vita di alcune persone che abitano in quelle città così povere . Perciò sono daccordo con Massimo nel giudizio del film

  2. 5
    Andrea_92

    A me è piaciuto molto come film . È un po’ lento ma molto affascinante perchè ogni personaggio cambiava stato d animo in modo impressionante ( spettacolare lo sfogo del padre ) . Spero di vedere altri film del genere

  3. 8
    Massimo Frezza

    Sarà colpa delle terre barbare. 😀

    Io aspetto sempre un film dello stesso livello girato da un regista italiano. Poi ne riparliamo. 😉

    Besame Mucho è intenzionalmente ridondante ma tu lo sai benissimo. Se un film del genere sfinisce…ha ottenuto il suo obiettivo. Sole cuore amore ha veramente sfranto! 😀

  4. 9
    Luca Gianneramo

    Il caso vuole che l’abbia visto proprio ieri sera e… vabbè diciamo che a caldo il giudizio non è stato proprio lo stesso (per usare un eufemismo…).
    Nel senso: d’accordo sul giudizio complessivo riguardo il “senso” del film e dei suoi personaggi, ma alla fine stava andando oltre i limiti del mio sfinimento.
    Ma lo so che sono io che mi sto imbastardendo, in queste terre barbare… 😛

    Però scusa: “Preparatevi ad ammirare una Belgrado come non l’avete MAI vista. Fredda, solitaria, scostante”. Ehmmm…vabbè…invece prima…Copacabana? Specie dagli anni 90 in poi…

    Saluto, cercando di levarmi dalla testa Besame Mucho: stanotte giravo per casa in cerca di un trapano per estirparlo dal cervello! 😀

+ Leave a Comment