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Quando una saga è giunta al suo capolinea, non c’è innovazione tecnologica che la possa tirare su. E invece il nuovo 3D e l’IMAX stanno fungendo esattamente da espedienti per rinverdire, rispolverare o… rianimare ex-franchising di successo, senza puntare tanto sulla storia o sui personaggi, quanto piuttosto sull’estetica. E finchè il pubblico continuerà a premiare i suddetti lavori con lauti risultati al botteghino – come sta accadendo per L’era Glaciale 3 – non ci si può che aspettare anche ulteriori capitoli, come probabilmente accadrà anche con questa oramai deludente serie.

Se poi quella che si ha tra le mani è una saga che soffre fin dal primo episodio dello stesso male cronico (la mancanza di una trama degna di tale nome); se ci si ostina a lasciare sceneggiare i film dagli stessi autori (Peter Ackerman e Michael Berg); se si affida la direzione al regista del già fiacco secondo episodio (Carlos Saldanha), ecco che il cocktail per il flop perfetto è servito. L’era Glaciale 3 delude quasi sotto ogni punto di vista, a partire proprio da quella mancanza di una storia decente (lasciamo perdere la sospensione incredulità sui viaggi nelle ere geologiche: pur sempre di un film d’animazione per bambini stiamo parlando): stavolta a movimentare le avventure della banda di mammut, tigri e bradipi ci pensa Sid, che ruba una nidiata di uova di dinosauro, spinto da una sorta di impulso alla paternità, a seguito della gravidanza della compagna dell’amico mammut. Il furto scatenerà ovviamente l’ira dei feroci genitori dinosauri, che inseguiranno i nostri in lungo e in largo.

Ovviamente non mancano gli intermezzi che hanno costituito la cifra stilistica (e un po’anche la fortuna) della serie, ossia quelli sulle mute vicissitudini dello scoiattolo che rincorre la ghianda: stavolta non è nemmeno solo e si contenderà l’ambito frutto con una femmina. Ma anche questo tira e molla sa oramai di stantio e – nonostante rimanga comunque la parte più divertente del film – gli sceneggiatori ne riducono la durata, forse per non ripetere l’errore fatto nel secondo episodio, dove tale intermezzo finiva per durare più della storia vera a propria!

Considerando che l’unica vera arma in mano agli sceneggiatori era per l’appunto la tecnologia 3D, stupisce la sostanziale mancanza di scene d’azione degne di nota (o tali da essere veramente esaltate dal nuovo sistema). Fondamentalmente la visione in 3D non aggiunge quasi nulla all’esperienza visiva e tantomeno al film in sé: errore madornale e occasione sprecata o forse semplicemente la conferma che il film (come tutta la serie) è concepito per un pubblico al di sotto dei 14 anni, per il quale anche tale innovazione tecnologica probabilmente non ha un valenza decisiva.

Il che dimostra che il film incassa per via del suo target (sempre il più remunerativo, per infinite ragioni) e non certo per la sua valenza artistica; che la visione ad un pubblico adulto è consigliabile solo se accompagnati da un minore; e che di storie dell’era glaciale ne vedremo ancora finchè ci saranno bambini sulla Terra. Amen.

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