Bancs publics di Bruno Polydadès è l’ultimo capitolo di una trilogia su Versailles cominciata da Polydadès nel 1992 con il cortometraggio Versailles Rive-Gauche e proseguita nel 1998 con il mediometraggio Dieu seul me voit (Versailles-Chantiers). Il cast è ricchissimo di star, partendo dal cameo di Catherine Deneuve e di sua figlia Chiara Mastroianni, il grandissimo Pierre Arditi, fino ad arrivare a Denis Polydadès (fratello del regista) e Hippolyte Girardot che ritroviamo assieme dopo Caos calmo di Grimaldi.
Una scritta bianca su un telo nero appeso ad una finestra dichiara “uomo solo” agli uffici del palazzo di fronte, i cui impiegati sono curiosi e preoccupati. Un parco pubblico pieno di personaggi meravigliosi (soprattutto il bambino che dice “ta gueule!” alla sua amichetta). Un supermercato di attrezzi da lavoro. In mezzo a tutto questo: la vita filmata con uno stile surreale e sognante. Ecco di cosa è fatto l’ultimo film di Bruno Polydadès (anche attore e sceneggiatore).
Ma tutto questo surrealismo, queste gag, queste situazioni al limite dell’onirico sono anche un ottimo pretesto per affrontare il tema della solitudine: ed ecco comparire un giovane senza tetto, una donna che cerca su internet l’uomo perfetto ed un commesso di un ferramenta che finge di essere fidanzato. Però durante la pausa pranzo, seduti sulle panchine di un parco pubblico, si abbraccia l’idea di una dimensione diversa, meno solitaria.
Un film che forse non riesce a raggiungere il lirismo di pellicole come Me and You and Everyone We Know di Miranda July (perchè è di questo genere di film di cui stiamo parlando) ma che risulta piacevole e divertente, la cui forza sta nella grandissima coralità delle sequenze sulle panchine pubbliche.
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