Per augurarvi Buon Natale, cito l’editoriale della mia brillante, giovane collega abruzzese Cristina Mosca, che sottoscrivo pienamente perché noi di Binario Loco viviamo la medesima situazione dal lontano 2004…e siamo a Roma. Non si tratta, quindi, di un limite geografico, quanto di forma mentis. Di quella gerontocrazia che gestisce l’Italia e l’editoria come se fossero piante del proprio orticello personale. Non c’è dubbio, “dal letame, nascono i fior” ma senza finanziamenti e sincere opportunità per le nuove generazioni, non v’è futuro per il nostro paese.
Una prova su tutte? Il geniale 50enne friulano Mauro Ferrari (di soli 12 anni più vecchio del sottoscritto! Non riesco a pensarci…) che, dal Texas, insieme al suo fantastico team, lavora a tempo pieno per migliorare/salvare il mondo e, se fosse rimasto in Italia, probabilmente…scriverebbe soltanto su un blog…mentre porta la borsa di un intoccabile primario ultra-settantenne. Esagerato? Le cronache parlano chiaro. Vi lascio, quindi, alle parole di Cristina, tratte dal n.9 del suo magazine. I miei migliori auguri e sentiti ringraziamenti per la vostra costante presenza. Continuate a leggerci! 😉
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C COME IDENTITÀ SOSPESE
C COME EDITORIALE
Cristina Mosca
Direttore responsabile di C come Magazine
A cosa sta pensando? Che potrebbe essere tutto così semplice.
Conferma la sua amicizia? Agli uomini e alle donne di buona volontà
Consente l’applicazione? Solo dell’obiettività
Voglio parlarvi di libertà di stampa. Che mi chiedo anche se sia mai
esistita, visto che ogni regola ubbidisce al dio denaro. Al convegno “Identità sospese” è stata presentata un’indagine di Assostampa e Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), curata dall’inestimabile Patrizia Pennella, in cui veniva fotografato uno spaccato della condizione dei giornalisti abruzzesi. Si è parlato di articoli pagati a 2 euro (il minimo sindacale si attesta sui 10), e di retribuzioni che arrivano dopo 12 mesi.
Si pensi inoltre che ogni anno si presentano all’esame da professionista una media di 1500 giornalisti, a fronte di un turn over di circa 200 posti “regolari”. È stato evidenziato che in situazioni così precarie di collaborazione, che spesso sfiorano persino il mobbing, la libertà è praticamente abortita. No, non volevo dire abolita, voglio dire proprio abortita. Esclusa da qualsiasi ipotesi, ancor prima di poter sussistere.
Il convegno mi ha responsabilizzato su una questione: non ho mai reso partecipi voi lettori di una condizione molto importante, senza la quale C probabilmente non esisterebbe o sicuramente non sarebbe così ricca. Voglio dirvi che i nostri collaboratori, nonostante la maggior parte di loro sia già iscritta all’Albo e avrebbe dei diritti da accampare, scrivono, sin dal numero zero, completamente gratis, salendo sulla nostra barca spinti esclusivamente da un forte amore per la loro terra: tanto forte da volerlo comunicare anche senza la sicurezza di una retribuzione.
Noi non vediamo l’ora di poter riconoscere i loro sforzi e le loro appassionate ricerche con qualcosa di più concreto: il progetto di C nasce da zero, ci vedete crescere numero dopo numero, e voglio che sappiate che il merito è soprattutto di queste identità sospese
che accettano di restare sospese un altro po’, in attesa di un periodo più favorevole. E vorrei che insieme a me le ringraziaste.
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