L’arte cinematografica si fonda sulla creatività e sulla fantasia, ciò che gli straordinari educatori di Celio Azzurro chiamano il “sesto senso”.
Cosa accade, solitamente, quando ci si abbandona alla propria creatività? Alla propria fantasia? Semplice quanto rivoluzionario: ci si sente felici.

Ecco la chiave di volta del metodo di questo incredibile ed unico “asilo panda”, nato nel 1990 come una scommessa, a due passi dal Colosseo…e proprio una scommessa con se stesso è stata quella di Edoardo Winspeare che, attratto dalla realtà di Celio grazie al suo storico direttore della fotografia, Paolo Carnera, che lo ha convinto ad osservare il lavoro dei maestri per un paio di settimane, ne è rimasto talmente catturato da decidere di rimanerci per un anno, seguendo quattro stagioni di vita nella scuola, utilizzando per le riprese una sola camera (proprio per non disturbare i bimbi, veri protagonisti di questo documentario e di Celio stesso).

Presentato come Evento Speciale Fuori Concorso nella sezione Alice nella città del Festival di Roma 2009, Sotto il Celio Azzurro è una gemma rara, per realizzazione e contenuto. Se c’è, infatti, un tratto tristemente dominante nell’Europa del 2010, questo è, purtroppo, proprio la cupezza che, facilmente, sfocia in xenofobia. L’Italia è, in tal senso, portabandiera negativo di ciò, come si può evincere facilmente dai titoli dei principali quotidiani nazionali. Ricordate Patch Adams in cui un Robin Williams in stato di grazia veniva espulso dal corso di Laurea in Medicina per “eccesso di felicità”? Ecco, appunto.

Vogliono farli chiudere, i maestri di Celio, proprio per quel loro pericoloso, utopistico “entusiasmo alla quinta” che li porta ad andare avanti da vent’anni anche quando, come scrisse saggiamente Beckett, non c’è nulla da fare, nessun posto dove andare. Ciò che non si comprende, e la classe politica coglie – solitamente e paradossalmente – ben poco, si vuole distruggere o, alla meglio, ignorare. Celio, con la sua naturalezza, con il suo vivere senza filtro è già nel XXIII secolo, rispetto ad un’Italia che vive con la testa rivolta all’indietro.

Ecco perché se non lo sosteniamo, se permettiamo che muoia, avremo ucciso parte del nostro futuro, proprio come nella Storia infinita, il Nulla avrà vinto ed avremo perso tutti “Un angolo di paradiso in Terra”, come una splendida fanciulla, ex allieva del Celio, oggi fantastica giovane donna impegnata nel sociale, ha dichiarato in conferenza stampa alla Casa del Cinema di Roma.

E’ lo stesso regista a confermare la magia di questa impresa, così romana nella sua verità e così rivoluzionaria nella sua ambizione: “Per un anno ho seguito i maestri della scuola, cinque uomini e cinque donne, nel loro lavoro quotidiano intriso di entusiasmo e amore per i bambini che, in un certo senso, contrasta con una società sempre più cinica e volgare. Attraverso la loro serietà e la loro leggerezza ho visto coi miei occhi che cosa sia la bellezza dell’educazione, direi anzi, la gioia di formare dei giovani esseri umani.

Insieme al mio amico Paolo Carnera, direttore della fotografia di tutti i miei film, e ai montatori Luca Benedetti e Sara Pazienti (“Benedetti e Pazienti sono stati con me, di nome e di fatto”, ha dichiarato scherzosamente Winspeare al Nuovo Cinema Aquila di Roma, unica illuminata sala cinematografica della capitale ove è possibile ammirare questo suo ultimo lavoro) abbiamo raccontato un anno nella vita di Celio Azzurro come una sorta di regressione nel mondo dell’infanzia.

Alla fine del viaggio, ognuno di questi meravigliosi maestri diventerà il bambino che era venti, trenta o quarantacinque anni fa e noi con loro riscopriremo un’età dell’innocenza e della scoperta di un mondo bellissimo che credevamo dimenticato per sempre”. Menzione speciale per Massimo Guidotti, coraggioso fondatore di Celio Azzurro e mirabile faccia da cinema che buca lo schermo con la sua gioiosa energia, e con uno dei volti più autentici e sinceri che mi sia accaduto di vedere in tanti anni di mestiere, come il fotogramma vivente di un Pasolini inedito.

Questo brillante documentario è uscito con un numero di copie (soltanto cinque) inversamente proporzionale alla propria qualità. ma, fortunatamente, la sua corsa prosegue al Nuovo Cinema Aquila di Roma. Una ragione in più per correre al cinema!  😉

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