Una fiaba moderna nel solco della tradizione

“Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,”
[…]

Francesco Petrarca, Canzoniere, XC

Rapunzel – L’intreccio della torre

Regia: Byron Howard, Nathan Greno

Distribuzione: Walt Disney

Da quanto racconta Rapunzel – L’intreccio della torre, la nuova, meravigliosa strenna natalizia in 3D della Disney, anche nel mondo delle fiabe le donne ossessionate da smagliature e rughe, zampe di gallina e cellulite, acne e seborrea mirano al ringiovanimento cutaneo e a un’immagine inespugnabile dalle ingiurie del tempo. Così la stregonesca Madre Gothel ancora ignara delle proprietà della tossina botulinica e dei miracoli della chirurgia estetica attinge segretamente – come narra l’antefatto – a un fiore magico irrorato dal sole che cresce su un’impervia scogliera affacciata sul mare.

Ma alla regina di un lontano reame occorre una cura che l’aiuti nella difficile gravidanza che minaccia la vita sua e quella del nascituro. Fortunatamente quel fiore viene trovato ed estirpato, e così, assumendone l’infuso, la gestante tornerà in salute mettendo al mondo una bellissima bambina, Rapunzel, che erediterà le proprietà taumaturgiche della pianta. A Madre Gothel non rimane altro che rapire la piccola e sparire, causando infinito dolore alla coppia sovrana, la quale, dopo le incessanti ricerche in ogni angolo del regno, prostrata dalla disperazione, invia in cielo, come altrettanti messaggi di speranza, migliaia di lampade di carta tutti gli anni per il compleanno della figlia perduta.

Ritroveremo Rapunzel giovinetta, dalle chiome bionde e lunghissime (20 metri), iperprotetta e coccolata da colei che si è spacciata per la vera mamma. Dai capelli della ragazza Madre Gothel continua ad attingere come a una fonte di eterna giovinezza, perciò l’ha rinchiusa in un’alta torre tra le montagne, celata allo sguardo di chiunque, concedendole un unico compagno, amico e confidente, Pascal, piccolo e buffissimo camaleonte; e nel contempo vietandole qualsiasi contatto con il mondo esterno, pericoloso, infido, dominato dal male. Tuttavia, in prossimità dei diciotto anni la ragazza mal sopporta i continui divieti di quella donna così possessiva e asfissiante. Che almeno le lasci ammirare quelle strane luci che salgono in cielo, a cadenza annuale, proprio il giorno del suo compleanno!

Macché. Servendosi, come ogni volta, della capigliatura di Rapunzel a mo’di ascensore, Madre Gothel si allontana per qualche giorno promettendo di festeggiarla adeguatamente al ritorno. Nel frattempo, però, il giovane Flynn Rider, il bandito più ricercato e fascinoso della contea, braccato dai soldati e dai sordidi fratelli Stabbington, complici di malaffare cui ha sottratto la preziosa corona della principessa, appena trafugata dal palazzo reale, riesce a sfuggire al fiuto di un ostinato cavallo chiamato Maximus infilandosi in una grotta che si apre su una radura in mezzo alla quale si erge una misteriosa torre.

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Dopo averla scalata ed esservi penetrato capisce che la strana fanciulla dai lunghi capelli dorati che vi è reclusa non è tipo da farsi “uccellare” facilmente, perciò si accorda con lei: Rapunzel gli restituirà il diadema rubato in cambio di un passaggio in città per assistere all’esibizione delle lanterne; poi ognuno per la sua strada. Così, placata l’eccitazione della ragazza per la prima “libera uscita”, i due giovani iniziano un viaggio non privo di difficoltà sfuggendo con destrezza a incalliti tagliagole, alle guardie, all’astuto Maximus, conquistato con dolcezza alla causa, e alle grinfie di Madre Gothel, tornata sui suoi passi, pronta a sfoderare la solita mozione degli affetti, e a imbastire un malefico intrigo.

Rapunzel e Flynn Rider, che scopriamo chiamarsi più prosaicamente Eugene, giungono in città dove la ragazza, ignara delle proprie nobili origini, esprime tutta la sua gioia di vivere in sorrisi, canti e danze, facendosi intrecciare i capelli e ornandoli di fiori freschi. Il giovane, invece, si muove circospetto evitando di mettersi in mostra: c’è una cospicua taglia sulla sua testa! Verso sera i due, sempre più intimi, attraversano in barca le acque dell’oceano ai piedi del centro abitato per godere dello splendido spettacolo delle luminarie, ma la megera ha messo in opera un piano per allontanarli definitivamente, recuperando la fiducia della fanciulla e facendo imprigionare il simpatico malandrino.

Nelle segrete del castello Flynn Rider ritrova i suoi vecchi complici che gli svelano la trama ordita da Madre Gothel, ma ormai è troppo tardi: le guardie gli hanno già apparecchiato la forca!

Ce la farà il bel ladruncolo a salvarsi? E a raggiungere la ragazza che gli ha cambiato la vita? E Rapunzel, tornata nella torre, accetterà di ripetere il vecchio ménage, oppure darà ascolto all’istinto e ai numerosi indizi che la indicano come la principessa rapita tanti anni prima?

Riuscirà, alfine, a liberarsi dalla falsa madre?

Le risposte a tali interrogativi potranno essere svelate nel lungo epilogo del film, ricco di piacevoli novità e imprevedibili colpi di scena che metteranno sotto i riflettori i vari caratteri che popolano la vicenda, a cominciare da Uncino, Nasone, Vladamir, Tor, Scannagole, Attila e Piccoletto, i quali formano sicuramente una brigata di “brutti ceffi”, di feroci guerrieri, ma anche di amici fedeli, buffi, teneri e fracassoni, come si potrà notare in quella che, a nostro parere, ricorderemo come la scena corale più divertente della storia, e una delle sequenze più spassose tra tutte le animazioni realizzate per la casa di Topolino.

Nella sordida taverna dove arriveranno Rapunzel e Flynn Rider, tutti i presenti racconteranno, a suon di musica – il pluridecorato Alan Menken è l’autore della colonna sonora – i propri sogni nel cassetto (Ho un sogno anch’io) in un turbinio di ritmi e immagini veramente sorprendenti, in un’atmosfera magica che ci riporta alla mente il tema di un altro evergreen, I sogni son desideri, inconfondibile melodia di Cenerentola, l’indimenticabile classico Disney del 1950. Il film, inoltre, possiede altri punti di forza nel camaleonte Pascal, una sorta di silenzioso Grillo Parlante (ben riuscito l’ossimoro) cangiante nei colori e nelle espressioni, nell’irresistibile destriero Maximus, una specie di “cane poliziotto”che s’impone come uno degli animali meglio caratterizzati delle ultime produzioni Disney, e naturalmente nella cattiva di turno, Madre Gothel.

Stavolta l’antagonista è veramente un personaggio attuale e strutturato, una donna egoista e manipolatrice, sarcastica e melodrammatica, ossessiva con Rapunzel che crede di amare, ossessionata dalla fuggevolezza del tempo e dalla gradevolezza della propria immagine, a dimostrazione che la modernità delle figure umane procede di pari passo con l’intelligente adattamento della fiaba originaria, ottimamente modificata da Dan Fogelman.

Questa, dunque, l’esemplare cifra stilistica di Rapunzel – L’intreccio della torre, 50° classico dell’animazione disneyana diretto a quattro mani da Byron Howard (Bolt) e Nathan Greno (Super Rhino), che coniuga, abilmente come al solito, l’animazione digitale e gli effetti di computer grafica con l’avventura di un’eroina adolescente e di un giovane ladro gentiluomo, l’azione veloce e rocambolesca, e la vasta gamma dei sentimenti, con la vis comica e buffonesca, l’ironia dei dialoghi e le citazioni cinefile alle suggestioni visive (poetica l’ascesa delle migliaia di lanterne fluttuanti) e alle canzoni. Quest’ultime rimarranno a lungo nella memoria dei bambini e delle loro famiglie che accorreranno numerosi a godersi un’oretta e mezza di piacevolissimo intrattenimento.

Estratto da PRIMISSIMA SCUOLA n.5 – dicembre 2010

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