Nel Regno Unito, Cameron dichiara fallito il multiculturalismo lanciato da Tony Blair, inteso come convivenza pacifica di più etnie ognuna mantenendo la propria identità quasi completamente intatta senza fusioni con cultura e tradizioni del paese in cui vivono, il multiculturalismo in netta contrapposizione al melting pot  americano, dove ogni etnia in qualche maniera diventa, più o meno in minima parte, altro da se accettando l’American way of life per diventare in varia misura Americani.

Giunto in sala l’11 febbraio, prodotto da Acaba produzioni e Cinecittà Luce, Into Paradiso, una commedia originalissima sull’immigrazione e sull’integrazione ambientata e girata nella Napoli multietnica, primo lungometraggio della Video Maker Paola Randi.

Una commedia insolita, a tratti strampalata ma sicuramente divertente. Alfonso è uno scienziato napoletano, timido e impacciato ed  ha appena perso il lavoro, Vincenzo Cacace è un politico locale colluso con la camorra,  Gayan è un ex campione di cricket singalese che è costretto ad emigrare, ed è appena arrivato a Napoli convinto di trovare il Paradiso.

In questa Napoli multietnica, si intrecciano i destini di Alfonso, Vincenzo e Gayan, che si ritrovano a condividere giocoforza un caseruoppolo, (come dice in dialetto napoletano, la milanese Paola Randi alla presentazione del film) una catapecchia eretta abusivamente sul tetto di un palazzo nel cuore del quartiere “singalese” della città  e, loro malgrado, le loro rispettive vite saranno legate indissolubilmente l’una all’altra.

Questa paradossale situazione dà vita ad una tragicomica ed esilarante convivenza tra i tre piena di equivoci, gags e ad un sodalizio tra Alfonso e Gayan che darà loro il coraggio di affrontare il proprio destino, cambiandolo per sempre.

Alfonso è Gianfelice Imparato, solida carriera teatrale alle spalle e si vede, ma anche molto cinema (Il divo, Gomorra, La bellezza del somaro, ha lavorato con Bellocchio, Risi, Moretti) in questo film è più che mai misurato e attento, Vincenzo è Peppe Servillo (la voce degli Avion Travel) dalla recitazione forse sopra le righe ma dai tempi assolutamente perfetti.

Gli altri attori sono tutti attori non professionisti ma bravi, decisamente “in parte”.In conferenza stampa sia Servillo che Imparato ci confessano che durante le riprese, essendola maggior parte delle scene girate in questa baracca, in qualche modo si era ricreata la dimensione teatrale, un microcosmo, un’atmosfera raccolta in uno spazio fisico chiuso, ben delineato e definito dove di volta in volta a seconda del campo inquadrato, la macchina da presa diventava la terza parete come, la platea a teatro.

Una bella immagine che li ha aiutati senz’altro a trovare i tempi e i toni giusti tra loro per raccontarci la storia di un’amicizia nata da una convivenza forzata.In fin dei conti questa è l’immigrazione: una condivisione obbligata di spazi (quasi sempre nei quartieri poveri delle grandi città) tra gente che proviene da mondi diversi. Ma in questo film la prospettiva è ribaltata, è un italiano ad essere costretto a vivere nel quartiere singalese della sua città e si ritrova ad essere anch’egli uno straniero, accolto da un’altra comunità perché non ha più un posto dove stare in quanto costretto a scappare dal suo mondo.

Entrambi i personaggi (Alfonso e Gayan) vivono i disagi della società in cui vivono e si coalizzano per cercare di affrontarli.Buono il lavoro della Randi il film è ben scritto e ben diretto, in alcuni momenti in maniera anche coraggiosa.Vedi ad esempio, il teatrino virtuale per materializzare gli ipotetici personaggi, che affollano la mente di Alfonso, con gli essenziali elementi di scena portati in campo da queste figure immaginarie, che prendono forma davanti ad i suoi occhi direttamente dai suoi pensieri e con lui realmente interagiscono.

O soluzioni tecniche che se pur stilisticamente datate, in questa era di effetti digitali, appaiono decisamente molto efficaci come l’animazione a “passo a uno” , usata appunto nel cinema d’animazione per dare movimento ai disegni ma che usata con gli attori consiste nello scattare in sequenza (uno per volta) tanti singoli fotogrammi quanti ne sono necessari per creare un movimento a scatti degli attori.O anche la scelta delle vere proiezioni di filmati sugli oggetti di scena della catapecchia (barattoli, caffettiera)  incrociate e poi filmate nuovamente per esteriorizzare i ricordi ed i ragionamenti di Alfonso.

In un epoca di costosissime post-produzioni digitali si dimostra che con tecniche, se vogliamo primitive, anche con bassi budget (il film è costato meno di 900mila Euro) si possono fare bei film e addirittura con effetti speciali.

INTO Paradiso è un bel film; comico divertente, poetico, con leggerezza affronta il problema della convivenza di popoli provenienti da mondi lontani e diversi tema oggi sempre più attuale e, con il suo piccolo cast e a dispetto del basso costo, rischia davvero di essere un film molto ben riuscito.

Una curiosità, conoscendo bene Napoli e la sua storia trovo interessante la doppia valenza del titolo, a seconda di come si legge la parola into, sia in lingua Inglese che in dialetto napoletano significa nel, dentro, e Paradiso puo leggersi sia nel senso letterale di paradiso (tanto cercato dagli immigrati quando lasciano i loro rispettivi paesi) quanto nel senso di Paradiso inteso come zona di Napoli che si estende dalla Sanità fin giù a Piazza Dante passando per Piazza Cavour, il Rione Materdei, e il Cavone, dove è stato girato il film.

Questa zona di Napoli sorge extra Moenia, cioè fuori dalle mura della città antica e secoli fa quelli che arrivavano a Napoli, una delle capitali europee più densamente popolate e multietniche, se non potevano alloggiare all’interno della città si sistemavano in alloggi nei palazzi costruiti appena fuori dalla cinta muraria della città, gli stessi palazzi dove oggi si è sistemata la nutrita comunità Singalese. Quindi a distanza di secoli la storia si ripete esattamente negli stessi luoghi. La regista Paola Randi dice di essersi documentata molto e di aver vissuto dei mesi a Napoli per capire questa peculiarità di Napoli, rispetto ad altre città, nell’essere città multietnica e non credo sia stato un caso che il film è stato ambientato e girato a Napoli.

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