Nel quartiere Librino, periferia assolata e desolata di Catania, la tredicenne Manuela (Carla Marchese), che vorrebbe imparare il mestiere di parrucchiera nel negozio gestito da una parrucchiera-strega (Piera Degli Esposti), vive con la esagitata mamma Rita (Donatella Finocchiaro) tanto delusa dalla vita quanto ancora ambiziosa, il papà Giulio (Beppe Fiorello) un atleta fallito e la sorella Marianna (Valentina Giordanella) presa da pessime frequentazioni.
Una famiglia in crisi nella quale Manuela, carente di attenzioni, tende ad isolarsi pensando solo a realizzare i suoi sogni.
Un bel giorno, per attirare l’attenzione, farà credere di poter fare miracoli, dicendo di aver avuto una visione, in cui le è apparsa la Madonna.
La mamma subito pensa di farne un commercio quando s’accorge che una processione di disperati si accalca per poter parlare con la figlia e chiederle miracoli.
La cosa diventa sempre più difficile da gestire per Manuela che vorrebbe smettere di fare la santa e vivere la sua vita da ragazzina ma non è molto facile tirarsi indietro tanto più che all’improvviso un miracolo, suo malgrado avviene davvero.
Ma un altro miracolo, sta per avvenire: Rita e Manuela, una madre ed una figlia che forse fino ad allora non si erano mai conosciute, sperimentano una nuova rinascita, si baciano per la prima volta lungo uno stradone di periferia, e I baci mai dati all’improvviso diventano veri.
I baci mai dati ha aperto la sezione Controcampo alla scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia, raccogliendo più di 10 minuti di applausi, ed è stato selezionato al Sundance Festival in concorso nella sezione World Cinema per rappresentare l’Italia.
Il film è una favola postmoderna ambientata e girata interamente in sei settimane a Librino il quartiere satellite, sorto all’inizio degli anni 70 alla periferia di Catania, su progetto dell’architetto giapponese Kenzo Tange, le cui aspettative progettuali andarono disattese, colpa di una classe politica fortemente miope che non favorì la delocalizzazione degli edifici pubblici e istituzionali nel nuovo quartiere che è sempre stato e continua ad essere niente altro che una desolata periferia, destino non dissimile di un altro progetto italiano di Tange, l’avveniristico, solo sulla carta, centro direzionale di Napoli.
Segno che forse la classe politica italiana non è in grado di valorizzare progetti grandiosi.
I baci mai dati è una storia universale (potrebbe rappresentare lo squarcio di qualsiasi periferia del mondo) e difatti felicissima è la scelta di ambientare il film a Librino che diventa una periferia universale, grazie anche ad una bellissima fotografia che ne amplifica l’effetto scenografico non conferendo mai alcuna connotazione territoriale, anzi potrebbe essere in modo plausibile la periferia di una città Balcanica o Latino-Americana.
Molto interessante lo sguardo con il quale la regista Roberta Torre inizia il film e interessante è la semplicità e l’eleganza formale con la quale ci comunica: i disagi, le aspirazioni, le necessità, le aspettative… di tutti i personaggi del film.
Gli attori tutti bravi: un’Almodovariana Finocchiaro, costantemente sull’orlo di una crisi di nervi, l’ottimo attore teatrale Pino Micol, nei panni del prete, Piera degli Esposti, la perfida parrucchiera e, da ultima ma non meno importante, la brava e giovane protagonista Carla Marchese, qui alla sua prima esperienza cinematografica.
Film sicuramente riuscito che, esce in Italia dopo essere già stato apprezzato all’estero e che vale, senz’altro, la pena di vedere.
**** Foto di Eugenio Boiano ****
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