Se fossi un filosofo, dovrei scrivere una filosofia dei giocattoli, per dimostrare che nella vita non bisogna prendere nient’altro sul serio e che il giorno di Natale in compagnia dei bambini è una delle pochissime occasioni in cui gli uomini diventano completamente vivi.

Robert Lynd

Qualche decennio fa, dire “Natale” equivaleva dire focolare domestico, ricongiungimento, calore familiare. Oggi tale atmosfera non si esprime più davanti a un caminetto, quanto piuttosto di fronte a uno schermo televisivo, magari con le famiglie allargate riunite nella visione di un cartone animato. Si potrà dissentire, però questo è già tradizione. Una tradizione magari non antichissima, magari un tantino tecnologica, ma pur sempre aggregante, unificante, sebbene il racconto dell’anziano capofamiglia sia stato sostituito da una colorata e ammaliante narrazione per immagini.

Da qui la corsa del mercato cinematografico, dell’home video e dei network televisivi a presentare le produzioni animate più attraenti e più importanti proprio intorno, e nel corso delle feste natalizie. I titoli proposti spaziano dalle novità agli evergreen, dai cortometraggi a disegni animati ai classici debitamente rimasterizzati e digitalizzati per una visione sempre più qualitativamente soddisfacente.

Un filone particolarmente seguito durante queste festività è proprio quello che ci ricorda il Natale e i pupazzi di neve, l’atmosfera gioiosa della festa e la lieve malinconia invernale dei bambini, l’abete decorato e la magia del presepe, la fantasia che immagina i regali da aprire e la sorpresa che appaga l’attesa, la generosità e la serenità, Babbo Natale e il suo vestito rosso…

Partiamo proprio dall’omone con la barba bianca e il tipico berretto munito di pon-pon bianco per iniziare una breve rassegna di lungometraggi di animazione sul tema del Natale, che senza l’ambizione di ritenersi esaustiva, potrà fornire alcuni spunti per una filmografia indirizzata alle famiglie, e ai numerosi docenti che volessero intraprendere per le proprie classi un percorso didattico sul senso e sullo spirito della festa cristiana della natività.

Il primo lavoro animato ci porta subito a trasgredire l’enunciato appena sottolineato in quanto trattasi di un cortometraggio americano in bianco e nero della durata di sette minuti, una rarità ricca dei sani stereotipi natalizi distribuita dalla Warner e diretta da Rudolf Ising: La casa di Babbo Natale (1933).

Un’altra produzione Warner narra il viaggio fantastico effettuato in treno da un bambino di otto anni per raggiungere il Polo Nord e la magnifica residenza del bonario Santa Claus: Polar Express (2004). Girato con una tecnica innovativa chiamata performance capture in grado di garantire movimenti ed espressioni naturali alle diverse caratterizzazioni umane, il bel racconto di Robert Zemeckis mostra l’attore Tom Hanks in sei distinti ruoli, incluso quello del bimbo protagonista: magia tecnica e inventiva che si sposano felicemente!

Così come accade in A Christmas Carol (2009) eseguito con la medesima tecnica ancora dal geniale autore di Forrest Gump e della trilogia Ritorno al futuro. Stavolta Zemeckis dirige una delle pagine più popolari della tradizione britannica, Canto di Natale, con un grandissimo Jim Carrey che stavolta, è uno e settuplo, visto che rappresenta Ebenezer Scrooge nelle varie fasi dell’esistenza, e anche i tre fantasmi che lo tormentano. La celeberrima novella di Charles Dickens è una delle opere più frequentemente tradotte in immagini da quando è nato il cinema, e non sempre con risultati all’altezza.

Citiamo, tuttavia, tra le migliori trasposizioni animate: Canto di Natale di Topolino, un mediometraggio del 1983 prodotto per la TV, Festa in casa Muppet del 1992, intelligente commistione tra i noti pupazzi di Brian Henson e attori in carne e ossa, in cui Michael Caine interpreta ottimamente il taccagno; Looney Tunes – Canto Di Natale (2006), una spassosa animazione con Daffy Duck nel ruolo dell’avarissimo vegliardo.

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Ancora i pupazzi di Henson, un decennio più tardi, a celebrare la festa invernale più bella: Natale con i Muppet (2002), mentre Il bianco Natale di Topolino è una raccolta di alcuni cartoni pubblicata per il mercato home-video nel Natale del 2001, in cui è presente pure il già citato episodio con Zio Paperone nei panni dello spilorcio Scrooge. Anche il sequel del più famoso La bella e la bestia è una produzione realizzata solo per la visione domestica: Un magico Natale (1997) narra del veglione organizzato da Belle per la natività. Siccome la trasformazione da uomo ad animale è avvenuta proprio durante una notte di Natale, la Bestia decide di proibire il ricevimento. Ma dopo varie peripezie Belle riuscirà lo stesso a far apprezzare il vero significato del Natale alla Bestia.

Di ben altro spessore Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick, una delle opere più felici partorite dall’estro di Tim Burton, un capolavoro assoluto del cinema, non solo dell’animazione (stop-motion); un classico a cavallo tra Halloween e Natale, popolato da personaggi inquietanti e meravigliosi, in cui Jack Skeletron, il re delle zucche, annoiato dalla routine dei festeggiamenti, tenta di catturare “lo spirito del Natale”, prima facendo sequestrare Babbo Nachele, poi sostituendosi a lui e consegnando ai bambini gli improbabili e mostruosi regali prodotti dai suoi concittadini: un totale fallimento. Evidentemente la situazione gli è sfuggita dalle mani, ma almeno avrà compreso l’amore di Sally, e d’adesso in poi saprà dedicarsi esclusivamente ad Halloween…

Il finale lo dedichiamo a due lungometraggi di notevole qualità prodotti e realizzati in Italia, ed entrambi diretti da Enzo D’Alò. Il primo, La freccia azzurra (1996), tratto dall’omonima fiaba di Gianni Rodari, riguarda più la festa dell’Epifania che il Natale, dal momento che ricorda che i bambini della penisola sono i più fortunati del mondo visto che ricevono regali anche dalla Befana. Il film paventa il rischio che ciò possa non verificarsi a causa di un segretario disonesto che rivende sottobanco i giocattoli destinati ai piccini. Scritto a quattro mani da D’Alò e Umberto Marino, il cartone, dalla gradevole grafica “vintage”, risulta ulteriormente nobilitato dalle voci di Dario Fo e Lella Costa, e dal commento sonoro di Paolo Conte.

Il secondo, Opopomoz (2003), che pur si avvale di numerose e illustri collaborazioni, vive delle suggestioni autobiografiche infantili del regista, napoletano di Piedigrotta, il quale, narra in forma fiabesca il disagio quotidiano di Rocco, un bambino di nove anni, tra solitudine e gelosia per l’arrivo imminente di un fratellino, sullo sfondo dei preparativi del Natale, che nella metropoli partenopea, com’è noto, fa rima con pizza, “purpetielli” e capitone, botti, luminarie, e soprattutto, con presepe. Ma il demonio ha convinto Rocco che pronunciando la parola magica del titolo potrà entrare, come una delle tante statuine, nel presepio allestito a casa propria, e impedire così la nascita di Francesco, prevista proprio per la notte del 24 dicembre. Ma nel mondo incantato delle casine di cartapesta e delle statuette di terracotta Rocco imparerà che una nuova natività non toglie amore, ne porta invece dell’altro: ecco la vera magia del Natale!

Estratto da PRIMISSIMA SCUOLA n. 4 dicembre 2011



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