Le favole tradizionali spesso parlano di rapimenti, di fate che rapiscono bambini, neonati, adulti e poi li restituiscono alle famiglie ‐ cambiati. Possono tornare menomati,o semplicemente scossi, con vizi orribili e strani comportamenti, ululanti alla luna o altro. Li trasformano in modi bizzarri… Ho pensato che sarebbe stato interessante inserire questo elemento nella storia.

Guillermo Del Toro

Dopo l’evocativo Il labirinto del fauno, Guillermo del Toro torna a maneggiare i temi che più gli sono congeniali (horror, infanzia problematica, mondo fatato), ma questa volta solo nelle vesti di sceneggiatore e produttore, lasciando la regia nelle mani dell’esordiente Troy Nixey.

Spetta dunque al noto fumettista (creatore di Trout e co-autore della miniserie Jenny Finn, nonché disegnatore di alcuni albi di Batman) portare sullo schermo (in Italia il film arriva, ça va sans dire, con due anni di ritardo) Non avere paura del buio, remake cinematografico dell’omonima serie televisiva diretta nel 1973 da John Newland e trasmessa dalla ABC, riveduta e corretta nell’ormai definito “Del Toro style”. Nel passaggio dal piccolo al grande schermo la protagonista, da adulta, diventa una bambina, a conferma che il regista messicano non intende abbandonare l’interesse che nutre nell’esplorare gli incubi dell’infanzia (come aveva fatto con La spina del diavolo e Il labirinto del fauno).

La storia segue da vicino la piccola Sally (Bailee Madison) che vediamo trasferirsi dal padre Alex (Guy Pearce) a inizio pellicola. L’uomo sta ristrutturando una vecchia dimora fuori città insieme alla sua nuova compagna Kim (Katie Holmes). I rapporti tra Kim e la bambina all’inizio non sono buoni, ma quando Sally inizia a dare segni di disagio nei confronti della vecchia casa in cui è andata a vivere e che sembra custodire orribili segreti, sarà proprio la donna a cercare di aiutarla. Sally nel frattempo è sempre più spaventata dal buio e dagli strani esserini che si nascondono nei sotterranei.

I primi cinque minuti di Non avere paura del buio sono senza ombra di dubbio i più interessanti. Nixey porta lo spettatore nei meandri della scricchiolante magione infestata da strani mostriciattoli e piena di angoli bui, appartenuta un tempo al pittore Lord Blackwood, scomparso in circostanze misteriose. L’elemento con maggiore appeal della pellicola risulta essere prorio l’ambientazione, oltre allo spunto leggendario da cui la vicenda ha inizio e di cui non vogliamo svelare troppo. La storia è ambientata ai giorni nostri ma gli arredamenti della villa e i personaggi che la abitano (i domestici in primis) sembrano essre rimasti imprigionati nel secolo scorso, condizione che rafforza il modo in cui vengono percepiti gli elementi orrorifici e misteriosi del plot.

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Purtroppo, ad interrompere l’illusione di essere stati catapultati in questo magico mondo gotico e terrificante ci pensano il cast, assai poco credibile e (una cosa nuova!) il doppiaggio italiano, che infrange ogni possibilità di seguire il flusso narrativo che proveniente dalle immagini che passano sullo schermo con una notevole componente ipnotica. Tra Katie Holmes e Guy Pearce non si sa chi risulta meno plausibile, e la piccola Bailee Manson non li aiuta affatto, tratteggiando il personaggio di Sally in modo poco naturale ed eccessivamente impostato.

Funzionali gli effetti sonori, meno quelli visivi (quando i mostriciattoli si rendono manifesti, la paura scema inesorabilmente). Nel complesso Non aver paura del buio risulta essere un’interessante pellicola fantasy con atmosfere dark in cui è ben evidente l’attenzione da parte del regista nel prediligere il gusto per il visivo alla coerenza narrativa e al ritmo.

Thanks to Movielicious! ;-D

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