The Iron Lady, presentato agli inizi di gennaio in prima assoluta a Londra ed ora in Italia è già in lizza per le nomination ai prossimi Oscar, dimostrando ancora una volta la grandezza, l’eleganza e l’accuratezza dei film made in England.
Film controverso e non ben accettato sul suolo inglese nella sua totalità per la modalità con cui la regista, Philippa Lloyd ha deciso di trattare una delle tematiche più tabù in Inghilterra, quale la politica. La Lloyd ha deciso, in realtà di soffermarsi sull’evoluzione della figura umana all’interno di un contesto politico piuttosto che fare un’analisi sociopolitica. Richiami alla realtà storico politica sono presenti e si percepiscono soprattutto dalle scene di massa per strada in cui si ricreano i vari scioperi o attentati dell’epoca.
La pellicola mostra un cast degno della tradizione attoriale british con una guest star di primo ordine, Meryl Streep che ancora una volta mette in scena una signorilità, un’eleganza ed una precisione nella costruzione del suo personaggio non da poco.
La regista, Philippa Lloyd ha impostato questo biopic partendo da un flashback, ripercorrendo durante 3 giorni la vita della Tatcher attraverso ricordi ed allucinazioni. E’ molto ricorrente l’uso di filmini domestici o documentari televisivi come espediente per suggerire il ricordo o evocare rispettivamente avvenimenti privati o storici.
Margareth Tatcher viene presentata in tre fasi della sua vita: si parte dal presente e sullo schermo compare una Meryl Streep invecchiata incarnare il Primo Ministro ormai affetto da una senilità galoppante in cui sono frequenti allucinazioni, insomma l’aspetto debole e fragile di quella che un giorno era la Iron Lady. Man mano che i ricordi affiorano alla mente, si alternano sullo schermo una giovanissima Tatcher (Alexandra Roach) ed ancora la Streep nel ruolo della Tatcher in fase adulta all’apice della sua carriera Nell’interpretare due diverse fasi della Tatcher, l’attrice dimostra la sua versatilità all’ennesima potenza, da un lato la donna di ferro e battagliera, dall’altro la donna impaurita dalle sue visioni e dai vari sensi di colpa.
Personaggio creato non solo grazie ad una rigorosità nel ridisegnare la Tatcher nei suoi piccoli atteggiamenti o nelle sue espressioni ma proprio nell’estetica. La Streep sfoggia in effetti svariati tailleur colorati ma sobri ed è evidente il divertimento della regia nell’arricchire la pellicola di svariate scene di massa in cui la fotografia mette astutamente in rilievo ciò che ad un primo sguardo fa la differenza in un contesto maschile; più volte di fatti la presenza del Primo Ministro durante le varie sedute politiche viene annunciata dai primissimi piani della macchina da presa a dettagli dell’abbigliamento della Tatcher: i tailleur, le scarpe, o i cappelli. Similmente la regia sceglie di introdurre lo stato d’animo o la situazione in cui si trova il personaggio partendo dall’‘inquadratura ad un dettaglio fisico: le mani tremanti, lo sguardo annebbiato o perso nel vuoto, o il passo deciso. Dettagli dell’abbigliamento ed elementi fisici che ricorrono all’interno della storia come parte narrante e non come elemento di secondo piano.
La Streep fa un lavoro strepitoso sulla voce in quanto non solo riesce a riprodurre dei timbri vocali diversi, una voce più stridula agli inizi della carriera ed un’altra più roca e affannata da anziana.produrre l’accento British per cercare di eliminare le sporcature dell’American English.La struttura filmica è organizzata su due livelli narrativi alternati: l’anziana Tatcher ripercorre con la mente le tappe più importanti della sua carriera politica ed è interessante notare come la regista sia riuscita a coordinare l’alternarsi dei ricordi di gloria con gli improvvisi ritorni al presente , in cui incombono le allucinazioni senza soluzione di continuità con immagini offuscate che riecheggiano la sua vita di madre e moglie.
La regia ha scelto di alternare quindi scene di forza permeate dalla grintosa Tatcher dal passo sicuro con scene in cui compare tutta la fragilità dell’incertezza.Da un punto di vista tecnico questa dualità di sensazioni viene ugualmente percepita dall’alternarsi di immagini e riprese caratterizzate da una luce ben chiara e da contorni nitidi , nel caso delle scene relative all’ascesa politica e da riprese spesso prive di messa a fuoco ed al buio mentre si racconta la fase senile della donna.
Analogamente si può fare lo stesso discorso per quanto riguarda il commento musicale ricco e variegato: l’intera pellicola è di fatti pervasa da una colonna sonora che non ha solo funzione decorativa e di secondo piano al film ma contribuisce in maniera insistente ad accentuare le svariate sensazioni ed emozioni che pervadono l’opera.
Da un lato atmosfere anni ’40 che riprendono lo stile di Cole Porter e dei suoi music hall (molto tenera la scena in cui la Tatcher ricorda i momenti di ballo col marito ), dall’altro stacchi musicali in cui implodono violini a sottolineare l’incalzare dei momenti di sfida e di lotta ed infine i ritmi lenti e pacati di una semplice sonata di piano o niente di meno che della Casta Diva. Sempre in riferimento al commento musicale, tuttavia c’è da dire che la Lloyd ha scelto talvolta dei commenti musicali a volte eccessivamente trionfanti, battaglieri e frastornanti quasi a voler rimandare lo spettatore ai fasti e trionfi rinascimentali del film Elisabeth.
Sulla falsariga di Il discorso del Re anche qui vediamo l’eroina di turno sottoporsi ad allenamenti ed esercizi vocali per rieducare la voce mentre un’ altra scena cliché introdotta forse per allentare la tensione è la scena della trasformazione da brutto anatrocollo ad Iron lady. Divertenti ma un po’ troppo forzate, di fatto le immagini degli assistenti della Tatcher sotto i caschi da parrucchiera tremanti per il risultato finale della messimpiega del Primo Ministro.
[…] Viene comunque mantenuta l’essenza del racconto originale, con il protagonista che – non riuscendo ad accettare la scomparsa dei propri genitori – continua a vederli ed a parlarci in più di una occasione, ricordando altri lungometraggi del passato come Il sesto senso ma anche The Iron Lady. […]