Fino al 18 marzo al Teatro dell’Orologio, Animula vagula, blandula è un suggestivo e convincente monologo interpretato da Roberto Santi, scritto e diretto da Flavio Marigliani, con la messa in scena di Paolo Garau (scenografia) ed Alessio Moneta (musiche).

La vita tormentata e avventurosa dell’imperatore Adriano viene narrata lungo alcune delle sue tappe più significative ed oscure: dall’amore, tragicamente interrotto, per un giovane liberto sacrificato sull’altare della ragion di Stato alle pratiche esoteriche conosciute frequentando una delle più affascinanti province del suo impero, la siriaca Palmira. Nella sua accorata riflessione, Adriano evoca poi incroci tra culti religiosi contrapposti, quasi a prefigurare l’odierno dramma palestinese, rammentando come abbia messo Gerusalemme a ferro e fuoco e, per stroncare le rivolte giudaiche, voluto cambiar nome alla regione, chiamandola Palestina.

Quella consegnata ai libri di storia come la biografia dello statista proteso a mantenere ed ampliare il suo potere, viene qui letta in controluce come il percorso di un uomo in cerca del senso della vita: l’incipit del monologo vede, infatti Adriano interrogarsi sulla contraddizione di un’esistenza terrena confinata in un ristretto angolo di terra mentre l’anima ambisce ad abbracciare l’intero universo.

Coerente con questa rappresentazione, la regia ha scelto un allestimento simbolico e moderno rispetto ad uno più classico, con l’intento – riuscito – di avvicinare il pubblico a tematiche che, per quanto esperite da duemila anni e più, si rivelano tuttora di fondamentale importanza per ciascuno di noi.

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