I Blues Brothers creano, Cirio conserva e tutti gli altri (registi) provvedono. Nella Commedia rock all’italiana di Carlo Virzì, al suo secondo film e fratello del più conosciuto Paolo, si strizza l’occhiolino alle più note reunion dai Blues Brothers, a School of Rock e, in generale, all’utopistico mondo del rock alternativo, di provincia, dai tour improbabili a bordo di un furgone sgangherato. I Pluto, un gruppo toscano di hard rock di infimo livello quindici anni prima erano così: quattro ventenni, Alessandro Roja (Loris il batterista), Marco Cocci (Mao il cantante), Claudia Pandolfi (Sabrina la bassista) e Dario Cappanera (Rino lo scontroso chitarrista e nella realtà tra i più talentuosi rockers italiani). Come tutte le band che si rispettino, e senza alcun successo, si sono sciolti in brevissimo e sembra che ognuno di loro non abbia né tempo né voglia di rivedersi. Ognuno coi propri fallimenti in corso.
Grazie e per magico intervento di un ammiratore miliardario (Corrado Fortuna nel film Ludovico) i quattro redivivi vengono reclutati e quasi impediti di sottrarsi alle lusinghe del ragazzo appassionato e devoto del gruppo e costretto su una sedia a rotelle. A rievocare la memoria ci pensa proprio il ragazzo paraplegico (e il regista sicuramente) che in qualche modo regala ai quattro rozzi e frustrati ex musicisti un tuffo nel passato e la voglia di riscatto, al costo anche solo dell’illusione di sentirsi protagonisti ancora una volta.
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Sicuramente è un tributo ai gruppi musicali degli anni ’90, indipendenti e alternativi, nati nelle cantine di provincia, quando c’era una mera speranza di rincorrere i sogni. Lo stesso Carlo Virzi, oltre che regista e sceneggiatore è un musicista livornese (sue sono le canzoni insieme a Dario Cappanera) ed è riuscito a combinare le due passioni (musica e cinema) in un contesto quasi dissacrante al tempo stesso romantico. Il film, a tratti un po’ lento per il suo genere, non ha però la pretesa di insegnare qualcosa o di spingersi oltre le umane risorse di comprensione: tutto è a portata di mano, le frustrazioni, i fallimenti, il barcamenarsi del quotidiano, senza sfiorare il retorico del rock come emblema e simbolo di generazioni, anzi in maniera spiritosa lo deride un po’ pur soto sotto consacrandolo, riponendolo poi nel cassetto dei ricordi.
Simpatico è il contributo, nei titoli di coda, di Vasco, Liftiba, Baustelle, Irene Grandi e Red Ronnie, intervistati fintamente sui Pluto.
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