Era scritto nel suo destino (ancora più nel suo nome) che prima o poi Marc Webb avrebbe avuto qualcosa a che fare con i ragni. Così il giovane regista americano, classe 1974, dopo aver ottenuto consensi con la commedia romantica (500) giorni insieme, è stato scelto dalla Sony per riavviare il franchise di Spider-Man, rimasto artisticamente orfano di Sam Raimi dal 2007. E con The Amazing Spider-Man, Webb centra il bersaglio.
Impossibile non fare paragoni con i tre film diretti da Raimi, ma è anche poco corretto. Il primo Spider-Man è del 2002 e in quel periodo gli unici supereroi degni di essere chiamati tali erano forse solo gli X-Men; Batman era passato dalle mani di Tim Burton a quelle meno capaci di Joel Schumacher e la trilogia di Christopher Nolan era ancora nella mente di qualche angelo.
Superman doveva ancora ricominciare a volare e i Vendicatori erano bidimensionali e su carta. In un periodo come quello, con gli accadimenti dell’11 settembre ancora freschi nella memoria, non era facile immaginare di andare al cinema a vedere l’uomo ragno saltellare tra i grattacieli di New York. Essendosi, inoltre, attenuata l’ondata “supereroistica”, non era affatto scontato che il pur ottimo lavoro di Sam Raimi venisse ben accolto.
E invece fu un successo, sia di critica che di pubblico. Così, dopo aver diretto i tre Spider-Man, nell’immaginario collettivo il regista era il solo a saper/poter trattare il supereroe con super problemi e senso di ragno. Poi, nel gennaio 2010 è arrivata la notizia (sconvolgente!) che il quarto Spider-Man di Sam Raimi sarebbe stato cancellato in favore di un reboot che desse un nuovo inizio alla saga.
Eravamo scettici come la maggior parte di coloro che hanno amato gli spider-movie di Raimi, ma ci siamo dovuti ricredere. The Amazing Spider-Man è un buon film che non cade nell’errore di seguire le orme delle pellicole precedenti, ma percorre una strada nuova e ancora non battuta, se non nei riferimenti agli snodi centrali della vicenda. Seguiamo le vicende di Peter Parker (un sorprendente Andrew Garfield) che viene abbandonato dai suoi genitori da piccolo e allevato dagli zii Ben e May. Peter è un geek che frequenta il liceo, senza amici, e si innamora della compagna Gwen Stacy (Emma Stone).
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=-tnxzJ0SSOw[/youtube]
Quando Peter scopre una misteriosa valigetta appartenuta a suo padre, inizia la sua ricerca delle cause della scomparsa dei genitori, una ricerca che lo guida direttamente alla Oscorp e in particolare al laboratorio del Dottor Curt Connors (il grande Rhys Ifans – Nota del caporedattore: per il sottoscritto, rimarrà sempre il buffo gallese erotomane di Notting Hill e l’inquietante stalker di Daniel “Bond” Craig in Enduring Love), un tempo collega del padre. Nel momento in cui Spider-Man si troverà in rotta di collisione con Lizard, l’alter-ego di Connors, Peter si troverà ad adottare delle scelte che cambieranno la sua vita, per usare i suoi poteri e dar forma al suo destino da eroe.
Se la prima ora del film procede senza troppi colpi di scena e con un’andatura piuttosto tranquilla, è nella seconda parte che la pellicola di Webb prende vita con tanta azione sostenuta da dialoghi pungenti e ben strutturati. Bravi tutti gli attori, soprattutto Garfield e la Stone, che rendono credibili situazioni al limite e interpretano i loro personaggi con ironia e maturità. Un po’ di delusione, invece, per quanto riguarda il villain di turno: Rhys Ifans e il suo alter ego Lizard non sono ai livelli di Goblin (Willem Dafoe), per intenderci. Alla condizione del medico/lucertolone non viene concesso tempo sufficiente per svilupparsi ed essere metabolizzata dal pubblico, che finisce per assistere a un cambio di personalità (buono -cattivo) troppo repentino e ingiustificato.
E veniamo al capitolo CGI. The Amazing Spider-Man è stato girato interamente in 3D e sfrutta appieno quello che la terza dimensione offre. Lo spettatore viene travolto/coinvolto dal lancio di diversi oggetti e la profondità, protagonista in molte scene, è sempre legata a filo doppio con le sensazioni e gli stati d’animo dei personaggi.
Insomma, se questo Spider-Man non è proprio amazing, poco ci manca. Comunque diverte e intrattiene a dovere, ponendo solide basi per il sequel, già impostato, per la nuova era Garfield-Stone e per uno sguardo meno malinconico e più diretto e istintivo sull’universo dell’uomo ragno.
P.S. Come da tradizione Marvel, anche per questo film vi consigliamo di rimanere seduti dopo i titoli di coda.
[Thanks to Movielicious!]
[…] più noto in Occidente per le sue performance in Vita di Pi, Il destino nel nome, The Millionaire, The Amazing Spider Man…), un maturo impiegato di una grande azienda in procinto di andare in pensione e di lasciare […]
[…] a queste altri capitoli, ma con protagonisti differenti. Lo abbiamo visto di recente con The Amazing Spider-Man e lo vedremo dal 14 settembre con il nuovo franchise di Bourne. Dopo aver seguito le gesta del […]