Curtis LaForche  è un uomo qualunque. La sua è una vita tranquilla, dedita al lavoro e alla famiglia. Ma la sua serenità è ben presto minata da qualcosa di terribile e misterioso. Il suo sonno è ricorrentemente disturbato da angoscianti incubi che iniziano sempre con l’arrivo di un tremendo temporale.

Nella mente di Curtis si insinua il pensiero che quella “tempesta perfetta” possa davvero abbattersi sulla sua casa e mettere in pericolo la vita della moglie Samantha e della sua bimba, Hannah, affetta da sordità. Decide perciò di costruire un rifugio anti-uragano. L’ostinazione con la quale persegue la sua missione logora però i legami con amici e colleghi, ma soprattutto mette a dura prova il rapporto con la giovane moglie.

Jeff Nichols (considerato uno tra i più promettenti giovani registi) ci regala una pellicola che, fin dalla prima inquadratura, coinvolge appieno lo spettatore, risucchiandolo in un vortice di paura, tensione e mistero; emozioni che tormentano la mente del protagonista.

Lo spettatore vive con lui la sua tragedia. Il terrore per quei tuoni e per quella strana pioggia scura; la paura per la propria figlia; il timore di soffrire degli stessi disturbi (la schizofrenia) della propria madre. Curtis ha infatti la consapevolezza di poter essere malato, ma l’ossessione di costruire un rifugio per la propria famiglia è più forte di qualsiasi dubbio (“Lo devo fare”, dice sicuro alla moglie). E proprio il dubbio tra malattia e premonizione pervaderà tutto il film. Fino all’enigmatico finale, dove però si asserisce una verità importante: quella che spesso il vero rifugio, il vero riparo dai pericoli del mondo, si trova solo in chi si ama. Solo una moglie, una figlia, oppure un amico possono comprendere i tuoi timori  e condividerli con te. Percepirli, vederli, viverli allo stesso modo, e non farti più sentire solo.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=e_weQ8Yxhp0[/youtube]

Scritto dallo stesso Nichols, Take Shelter è un piccolo gioiello di tecnica e capacità recitativa. La fotografia di Adam Stone è perfetta. Essa rende la profonda provincia americana (siamo in una piccola cittadina dell’Ohio) ancora più vasta e sconfinata, a sottolineare quanto l’uomo (in questo caso Curtis) sia piccolo e impotente di fronte alla forza della natura.

C’è l’11 settembre  nella diffidenza di Curtis verso il suo prossimo; e c’è l’uragano Katrina in quel cielo minaccioso. Le più intime paure dell’americano medio (e dell’Occidente) tutte racchiuse nel corpo sì imponente, ma schiacciato e lacerato, di Michael Shannon. L’attore statunitense (davvero in grande spolvero) ci restituisce una straordinaria interpretazione , facendo di Curtis una maschera tragica dei nostri tempi. Ad affiancare Shannon, una brava Jessica Chastain (già vista quest’anno in The Help), nei panni della moglie-coraggio che resta accanto al marito. Splendida anche la caratterista Kathy Baker (Edward mani di forbice, Il club di Jane Austen), interprete della madre schizofrenica. Poche immagini e parole le sue, ma che rimangono impresse.

Lo stesso si può dire del film. Immagini ripetitive ma mai banali e dotate di senso; pochi dialoghi ma profondi, essenziali, sottolineati da una musica stridente ma mai completamente disturbante. Effetti speciali minimi ma che ti fanno davvero sentire dentro il film (altro che 3D!). Assieme a Curtis infatti, sembra di sentirlo quel vento forte sulla faccia, o quelle strane gocce di pioggia sulla sua mano.

Un film raro.

You May Also Like

More From Author

+ There are no comments

Add yours