In cammino di Claudia Cassandro è un viaggio nel mondo de L’Escargot, eclettico quartetto musicale, unito dalla passione per i suoni e gli strumenti più vari. Il film, nella sua struttura, riesce a trasmettere allo spettatore la dimensione collettiva del gruppo, perfettamente esemplificata dall’evidente affiatamento nell’esecuzione dei brani, e a rappresentare, con precisione, la personalità distinta di ciascuno dei musicisti, descritti dagli altri compagni e mostrati anche in momenti di vita quotidiana, ai fornelli o a spasso per mercatini, per esempio. Ne emerge un senso di semplicità e serenità, in coerente relazione con la natura genuina di questo gruppo e con il paesaggio pugliese, mostrato con discrezione nel film: mare, pietre, ulivi, fichi d’India.

Massimo La Zazzera, Adolfo La Volpe, Alessandro Pipino e Stefania Ladisa, tra un brano e l’altro, raccontano il modo in cui si sono avvicinati alla musica e le motivazioni alla base della scelta del proprio strumento preferito, rispettivamente il flauto, la chitarra, l’organetto e il violino. I quattro si rivelano accomunati da una concezione della musica come elemento di unione e comunicazione, come esplicitato da Massimo (“Ho conosciuto persone senza scambiare con loro neanche una parola, soltanto suonando”), che testimonia come suonare strumenti a fiato dia proprio la sensazione fisica di parlare o raccontare qualcosa, e da Alessandro (“Comporre musica è una forma di dialogo”).

Nell’evoluzione del quartetto, la passione per la musica acustica ha accompagnato il passaggio da un repertorio di musica francese – da cui il nome scelto dal gruppo – alla composizione di brani originali, dalle influenze più varie. La musica de L’Escargot, come spiega Adolfo, cerca, quindi, di “condurre chi ascolta in un luogo”, anche grazie all’uso di strumenti tipici di posti lontani, come il banjo indiano, la chitarra portoghese, la sansula, il bansuri, che si affiancano ai più tradizionali pianoforte, fisarmonica, viola.

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Ne vien fuori una commistione unica di classicità e improvvisazione, che trasporta l’ascoltatore in un’altra dimensione, avanzando senza fretta, ma con caparbietà, come fanno le lumache nel loro lento cammino.
Ironicamente, l’album de L’Escargot, a cui il film dedica alcune parti, si intitola Corri. Il film, invece, riserva a ciascun aspetto descritto il doveroso spazio, senza però perdere ritmo e senza quell’impressione di superficialità e frettolosità che caratterizza invece molti documentari. Le immagini dell’esecuzione dei brani sono arricchite dalle dichiarazioni dei musicisti, che svelano anche come sono nate le composizioni e perché sono stati utilizzati proprio quegli strumenti.

Nel suo seguire le tracce de L’Escargot, dunque, In cammino è un elogio della lentezza, da intendere sia come la capacità di padroneggiare il tempo, a cui allude anche Massimo nel film, sia anche, nelle parole di Stefania, come lo sforzo di imparare ad ascoltare, oltre che a vedere.

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