In Resident Evil Retribution, quinto episodio della serie, dopo essere stata catturata dagli agenti Umbrella ed aver apparentemente eliminato il perfido Wesker, Alice (Milla Jovovich) si ritrova ancora una volta imprigionata in un centro di detenzione della spietata corporazione. La nostra eroina viene rapidamente liberata da una sensuale agente del perennemente redivivo Wesker che le spiega come la Regina Rossa abbia preso il controllo della società…

Riuscire a comprendere questo Resident Evil è arduo, non per complessità o profondità ma per la totale, irrispettosa, mancanza di una qualsivoglia trama o di qualcosa che dignitosamente possa vagamente passare per essa. Appare come un gioco privato e personale del regista ed al pubblico è concesso di sbirciare e rimanere, ovviamente, confuso.

Se, infatti, dal secondo al quarto film della serie la storyline era vaga e gli elementi che la componevano palesemente contraddittori…qui si raggiunge l’apice della pochezza, della vuotezza, della nullità. Non si guarda più, pur sbadigliando, un film da popcorn ma un episodio di un franchise fine a se stesso, una puntata riempitivo di una serie composta da puntate riempitivo dove la già non eclatante qualità, rappresentata per intero dal primo film, è diluita dalla quantità dei titoli.

Paul W.S. Anderson si gloria degli eye-candy che la tecnologia può offrire dimenticandosi dell’importanza vitale dei dialoghi e della sospensione del dubbio che deve essere meritata e non sfidata con infantile astio da effetti digitali e poco altro: in questo, egli rappressenta il pericolo maggiore per i film di azione moderni hollywoodiani al pari di un Roland Emmerich.

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Non migliorano i cameo dei personaggi dei videogiochi, inutili e fuori luogo, i ritorni inspiegabili /mal spiegati (la Regina Rossa e Wesker), le numerose domande lasciate senza risposta e tantomeno convince la “missione” esposta con semplicismo disarmante. Il finale, con ennesimo combattimento non all’altezza e forzato quanto risibile ritorno delle capacità di Alice (che ci fa pensare a quegli albi dei supereroi in cui i poteri vengono persi e riacquistati a seconda degli umori degli sceneggiatori) infligge il colpo finale ad un film senz’anima e senza voglia di esistere.

L’unico merito di Retribution è nel farci comprendere come un film ad alto budget possa essere realizzato controvoglia o peggio ancora, di come cercando di avvicinare la trama ai gusti del target, qui ovviamente adolescenziale, si arrivi a sguazzare nell’approssimazione, nell’incompletezza e nell’insoddisfazione.

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