Festival in fase di decollo che con il weekend alle porte, entra nel vivo con tanti appuntamenti, non solo cinematografici. Ieri sera eravamo sul tappeto rosso, un po’ più sottotono rispetto agli altri anni quando non si riusciva ad avvicinarsi neanche alle transenne. A sfilare, oltre alla giuria, i protagonisti di Lesson of Evil di Takashi Miike e del film di apertura, Aspettando il mare, di Bakhtyar Khudojnazarov.
Tornando ai film, è stata presentata oggi In Concorso una deliziosa commedia francese, Main dans la main di Valérie Donzelli. La regista e attrice francese, reduce dal grande successo del precedente La guerra è dichiarata, quesa volta racconta una storia surreale e romantica al tempo stesso. Un uomo (Jeremie Elkaim) e una donna (Valérie Lemercier) si conoscono per caso, si baciano furtivamente all’interno dell’Opera di Parigi e da quel momento, vittime di uno strano incantesimo, non riescono più a separarsi. Nel senso letterale del termine. Ambientazione a parte (Parigi è sempre Parigi), che già da sola fa innamorare del film, quello che colpisce di Main dans la main è la delicatezza di personaggi, immagini e situazioni a cui questa giovane regista (classe 1973) riesce a dar vita. Pellicola che diverte e commuove.
Interessante e divertente, il documentario presentato nella sezione Prospettive Italia Carlo!, su Carlo Verdone, di Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti. Applausi ieri sera in sala durante l’anticipata stampa e brusii divertiti mentre sullo schermo passavano alcuni degli sketch più divertenti e celebri dell’attore e regista italiano, da quelli televisivi a quelli tratti dai suoi film. Non un opera celebrativa, ma un documento che spiega e mostra qualcosa di inedito sul Verdone più schivo e lontano dai riflettori. Il suo rapporto con la famiglia, con i colleghi e gli amici e con i personaggi a cui ha dato vita e che sono entrati a far parte del background social-culturale del nostro paese. Questa mattina abbiamo incontrato Carlo Verdone e gli abbiamo chiesto a quali personaggi darebbe vita oggi, prendendo spunto dalla gente che da sempre è stata la sua prima fonte di ispirazione. Ecco che cosa ci ha risposto.
E’ sbarcato al Festival anche l’australiano P.J. Hogan che, a quasi vent’anni da Le nozze di Muriel, è tornato a lavorare con la sua conterranea Toni Collette, per presentare, Fuori Concorso, la commedia Mental. Siamo invitati a seguire la storia di una madre (Rebecca Gibney) dai nervi a pezzi e un padre donnaiolo impegnato in politica (Anthony LaPaglia) che, trovandosi con la moglie ricoverata in un ospedale psichiatrico e non essendo in grado di occuparsi delle sue cinque figlie, recluta per la strada un’autostoppista di nome Shaz (Tony Collette) assumendola come loro tata. Hogan non si frena e punta tutto sull’eccesso e sul kitsch, sui toni accesi e sulle caratterizzazioni sopra le righe, rendendo il film un ibrido estremamente instabile dove il registro cambia fin troppo vertiginosamente e dove anche un’attrice notevole come la Collette viene lasciata a briglia sciolta in un gigionismo eccessivo.
[Thanks to Movielicious!]
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