Marjane Satrapi, vulcanica autrice del celebratissimo Persepolis, torna alla regia, ma con un film del tutto diverso dai due precedenti, tratti dalle sue opere a fumetti. Questa volta si tratta, dichiaratamente, di un divertissement, nato quasi per caso a margine dei sopralluoghi per una location nel sud della Spagna, che vede protagonista la stessa artista di origine iraniana, affiancata dal produttore Mattias Ripa e dal montatore Stephane Roche, nei panni rispettivamente di Nils e Didier, due sportivi dilettanti che si trovano nella penisola iberica per un torneo di badminton.

Uno sport decisamente meno divertente rispetto a ciò in cui i due amici si lasceranno, di lì a poco, coinvolgere: infatti, la travolgente donna lamenta oscure trame ordite ai danni suoi e della sorella, uccisa da un altrettanto oscuro gruppo mafioso, e reclama aiuto e protezione in cambio di un tour tutto compreso da Valencia a Cordoba. Il film inanella sketch e trovate molto godibili, con la Satrapi a fare da mattatrice assoluta – si esibisce persino in un coreografico balletto alla stazione di servizio e canta un brano della colonna sonora.

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Con riferimenti che spaziano da Godard a Kaurismaki, La Bande de Jotas va preso per quello che è, un intermezzo di cinema dell’assurdo nella carriera registica di Marjane Satrapi, la quale comunque non rinuncia neanche in questo nuovo episodio a sfiorare i temi dell’identità e dell’appartenenza: basti pensare al tormentone in cui il poco brillante Didier seguita a chiederle dov’è nata, e alla caparbietà con cui lei si rifiuta di dirglielo…

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