Il volto di un altraPappi Corsicato è un regista di grandi capacità visive ed estetiche. Le sue ricerche, i suoi stretti rapporti con l’arte contemporanea internazionale e con la video arte, hanno fornito a Corsicato gli strumenti stilistici, la consapevolezza semantica per utilizzare in modo raffinato e disinvolto il citazionismo decontestualizzato della Pop-Art, l’Iperrealismo, il Decò – correnti e modalità dell’arte novecentesca – inserite nelle strutture melodrammatiche ma più spesso quasi fumettistiche, bidimensionali, estreme del suo cinema.

Parallelamente al gioioso anche se un po’ esangue estetismo delle sue immagini, Pappi Corsicato ha però spesso scontato un latente complesso di imitazione se non proprio di inferiorità rispetto al suo adorato Maestro Pedro Almodovar. Riletto in modo assolutamente personale, manieristico, mediato attraverso una storia dell’arte e della raffigurazione pittorica tipicamente italiani. Seppur di un’Italia totalmente immersa nella koinè internazionale. In Libera e ne I buchi neri, Pappi cerca il suo stile e subito lo trova: Almodovar anni ’80 con certo cinema sperimentale-metropolitano italiano anni ’80 ma in una chiave più aggressiva e brutale che ricordava certa lussureggiante violenza della Napoli malapartiana de La pelle.

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Nel successivo Chimera, forse il film più irrisolto ma anche più personale di Corsicato, l’almodovarismo viene in parte abbandonato per esperire con più complessità le suggestioni culturali ed artistiche che rappresentano la cifra vera della sua personalità. Film a volte ostico, ermetico, sibillino ed enigmatico, denso di simboli ed allusioni, cupo e cromaticamente ridondante, simile ad un rebus e ad un corto-circuito di arcane narrazioni che si incrociano in oscure risposte. Il film però resta manna per pochi appassionati estimatore del regista partenopeo e, con il successivo Il seme della discordia, Pappi torna ad una buona prova imitativa degli stilemi almodovariani seppur dell’Almodovar anni ’80-90 quando oramai il regista spagnolo aveva deviato su uno stile molto più prismatico, complesso, spesso più cupo, passando dalla Movida al dark side della Movida fino ad inserire il suo stile nel raccontare la dolce tragedia della vita tout court. Insomma, come per la luce di una stella, Corsicato riprende l’Almodovar di almeno una decina di anni prima. Con quest’ultimo Il volto di un’altra, ottimo ma non entusiasmante film, seppur più personale della precedente prova, resta evidente il vassallaggio psicologico rispetto al suo vate iberico.

Come non pensare al recente La pelle che abito, film dal quale Il volto dell’altra è molto lontano ma di cui risulta inevitabile intravederne le evidenti ascendenze tematiche. Ma, se il film di Almodovar risulta compatto in uno stile duro, crudele, violento, l’epigono corsicatiano resta invece un riuscito pout pourri di stili, tematiche, citazioni cinematografiche ed extracinematografiche uniformato dall’umore grottesco ed ironico che lo pervade. In quest’ultimo lavoro, appare felicemente anche l’ascendenza di certo immaginario icònografico di Fellini.

Lo stile di ripresa e la messa in scena della clinica simil-tirolese in cui è ambientato il film, ricordano positivamente certe sequenze di 8 1/2 mentre il finale ha una potenza catartica ed accusatoria che lo fa apparentare con la trovata conclusiva de Prova d’orchestra. Se visivamente, con i richiami espliciti al Decò ed a certo cinema classico tra anni ’30 e ’40, il film è molto piacevole e gradevole, interessanti anche le prove degli attori. Laura Chiatti esalta e conferma la sua straordinaria fotogenìa oltre ad un carattere ed un carisma assolutamente ancora sottovalutati dal cinema italiano. Alessandro Preziosi se riesce ad interpretare un ruolo da caratterista pur nelle fattezze estetiche da primo attore. Metamorfosi riuscita a pochissimi grandi, seppur ad un livello molto più alto, come Gassman o Mastroianni, spesso geniali caratteristi che riuscivano a far dimenticare la bellezza da seduttori in pellicola. Ulteriore conferma della bravura ed eclettica duttilità attoriale per Lino Guanciale e, nel solco delle migliori caratterizzazioni della grande commedia all’italiana, si inserisce la ottima ed autoironica prestazione di Iaia Forte. Insomma, Il volto dell’altra, è un bel film, un’ottima prova per il regista e per gli attori, eppure si resta con la sensazione che l’opera vera, totalmente personale e che esprima al meglio le potenzialità di Corsicato, ancora debba essere girata.

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