Via Castellana Bandiera, debutto veneziano (in Concorso) alla regia cinematografica della talentosa attrice, regista e drammaturga teatrale palermitana Emma Dante, parte da buone premesse concettuali e da un interessante spunto metaforico, efficacemente descritti dalla stessa Dante nelle note di regia. È, però, sin troppo facile osservare che, nel tradurre in parole e immagini le intenzioni originali, la neo-cineasta sembra finire nello stesso vicolo cieco in cui si fronteggiano le due antagoniste.
Infatti, la feroce determinazione con cui l’anziana si oppone al passaggio dell’automobilista che proviene in senso contrario appare degna di miglior causa. Non vale a spiegarla l’ampio ventaglio di possibili interpretazioni circa le ragioni del suo comportamento, e ancora meno si comprendono quelle della più giovane rivale. Certo, la capostipite della famiglia di disgraziati che fa da coro alla tragedia in atto ha il compito di preservarne l’identità, arrivando a marcare il territorio con l’orina, alla stregua degli animali; ma francamente l’improvvido arrivo di Rosa (la stessa Dante), altrettanto testarda ma di estrazione borghese, non sembra costituire una minaccia così pericolosa per l’universo incancrenito di un parentado fatto di “brutti sporchi e cattivi”.
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Un ruolo tutto sommato marginale è poi assegnato alla compagna della protagonista, affidato ad un’Alba Rohrwacher in versione “punkabbestia” (così viene definita dai rozzi famigli), in realtà un’anima gentile che traduce ciò che vede intorno a sé in bellissimi disegni a carboncino. Nell’operazione si distingue Elena Cotta, vincitrice della Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Femminile, che ammanta di ieraticità mista a follia il personaggio di Samira, mentre il piano-sequenza che chiude il film rappresenta una gradita uscita dal clima claustrofobico fino a quel momento imperante: l’interminabile fiumana di abitanti del posto che accorrono a testimoniare dell’epilogo lascia sperare nell’esistenza di una forza sotterranea pronta ad erompere in un liberatorio grido di rottura di schemi precostituiti ed apparentemente immutabili.
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