The Special Need_locandina e sito ufficialeEnea, ogni volta che proiettiamo pubblicamente il film, lo vuole rivedere. Dice che gli piace stare in sala per «sentire la gente che ride». Gli piace perché, attraverso le reazioni del pubblico, capisce di essere divertente. Intuisce che anche la sua vita può essere importante e affascinante. Una vita dove la diversità non soffoca – o non inquina – necessariamente la normalità.

Siamo sicuramente di fronte ad un’opera prima che intende affrontare, in modo coraggioso e realistico, il tema dell’amore e della sessualità tra individui disabili ma The Special Need va oltre. Dopo la prima mezz’ora, infatti, viene spontaneo interrogarsi su quale sia la reale differenza tra lo spettatore ed il 29enne Enea. Il desiderio di essere amati e di costruire con tale immensa forza naturale un ponte che ci permetta di superare l’abisso della solitudine appartiene, infatti, all’intero genere umano ed in particolare a coloro che si trovano a vivere questa contemporaneità.

L’invenzione stessa dei social network è figlia dell’acuirsi della distanza fisica reale tra gli individui e pellicole eccezionali come il pluripremiato Her di Spike Jonze non fanno che ribadirlo. Come i documentaristi più smaliziati ben sanno, la ricerca dell’autenticità, della verità, è sempre la più ardua. Per quanto riguarda questo piccolo, grande, road movie…missione compiuta ed è lo stesso regista a rivelarcelo: “Io ed Enea ci conosciamo da quando abbiamo quindici anni.

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Abbiamo deciso di fare questo documentario quattro anni fa, in piedi davanti alla fermata dell’autobus n°11 a Udine. Quel giorno gli ho chiesto se aveva la ragazza: io ne avevo conosciute molte, perché lui no? Nel 2012, quando sono iniziate le riprese, non sapevamo dove sarebbe arrivata la nostra storia, quale sarebbe stata la strada. Ogni giorno Enea cambiava traiettoria e io dovevo seguirlo, accettando che fosse lui a guidarmi. A luglio abbiamo consegnato un film finito, imperfetto, sgangherato che non parla solo di sessualità, ma di un’amicizia e di come siamo fatti noi esseri umani. Non ci dispiace che sia diverso da come ce l’eravamo immaginato all’inizio: facendolo abbiamo scoperto cose bellissime. Abbiamo conosciuto meglio Enea e anche noi stessi.”.

Un anno e mezzo di lavorazione per un risultato decisamente notevole che ci fa assaporare il gusto della strada, dell’amicizia (il terzo vertice del virtuoso triangolo di anime in viaggio si chiama Alex Nazzi), della gioventù e della magia sottesa all’amore, come produzioni ben più strutturate e costose non sono state in grado di fare. Non possiamo, quindi, che augurare ogni fortuna ad Enea ed al suo migliore amico, il regista Carlo Zoratti, affinché il film resti in sala il più a lungo possibile perché non è soltanto bello e necessario…ma anche iperdivertente ed una cosa è certa: non esistono statistiche in amore.

Quindi…preparati, Caterina! 😉

P.S: l’alfabeto di Bia è un cult dei primi anni 80 ed è la prima volta che lo ritroviamo citato in un film. Well done!  😀

I tre amici in viaggio_AMICIZIA
I tre amici in viaggio_Da sinistra, in senso antiorario, troviamo: Enea Gabino, Alex Nazzi e Carlo Zoratti

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