Se riguarda un essere umano, allora non mi può essere estraneo
Publio Terenzio Afro
Amare la vita prima del suo senso
Fëdor Michajlovič Dostoevskij
“Nessuno è un mostro, Kiko. Nemmeno Ennio.
E Hitler, allora?
Siamo fatti della stessa polvere. Caduta dalle stesse stelle”
Questa storia non fa sconti ed è caratteristica rara nel cinema italiano dell’ultima generazione. Presentato nel 2013 al Festival di Roma – Alice nella città, Se chiudo gli occhi non sono più qui di Vittorio Moroni ci mostra, fotogramma dopo fotogramma, come la netta, manichea, dicotomia nero-bianco non sia peculiarità della realtà che ci circonda, del mondo in cui noi esseri umani dobbiamo vivere. Tutto è grigio, nel bene e nel male.
Un intenso, sanguinante Giorgio Colangeli in presenza (probabilmente il ruolo più importante della sua carriera sino ad oggi) ed un dolcemente carismatico Ignazio Oliva in absentia colorano l’universo del giovane Kiko, perennemente dilaniato tra lavoro e scuola, tra la famiglia reale e quella della memoria, tra luci ed ombre che lo spingono sempre più a desiderare la magia nascosta nel titolo, la fuga da una realtà che sembra essergli completamente, inesorabilmente ostile come il buco nero che divora la materia e tutto ciò che inghiotte…”non esce mai più”.
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Era da Il mondo di Sofia, mirabile romanzo di Jostein Gaarder, che non si osservavano (in modo così dolce ed inesorabile allo stesso tempo) i grandi pensatori attraverso lo sguardo di un adolescente ed il fatto che la sua pelle testimoni la natura di migrante rende l’impatto visivo, l’estraneità ancor più tangibile all’occhio di chi guarda. Prova evidente di ciò, il ruolo cardine del nuovo papà che Beppe Fiorello interpreta con il talento e la padronanza cui ci ha abituati da tempo. Plausibile e coerente nei difficili panni di operaio fosco ed ignorante, note lontanissime dal suo essere autentico, Beppe ci regala note di dura, violenta dolcezza che non avremmo creduto possibili nel personaggio più nero del film.
Con Se chiudo gli occhi non sono più qui, Vittorio Moroni firma la sua prima regia della maturità, il quarto lungometraggio a dieci anni di distanza dalla notevole opera prima Tu devi essere il lupo (2004) ed è lui stesso a commentarla così: “Se chiudo gli occhi non sono più qui rappresenta per me, dopo 5 anni di gestazione, una scommessa rivoluzionaria: con Marco Piccarreda lo abbiamo scritto come un film di finzione (19 stesure di sceneggiatura) e l’ho girato poi come un documentario.
Il protagonista, Kiko, è interpretato da un adolescente di origini filippine, Mark, scelto fra centinaia di coetanei. Con lui abbiamo lavorato 5 mesi prima delle riprese, addestrandolo a non fare nulla che non sentisse vero, investendolo del compito di modificare movimenti, battute, dinamiche, purché gli corrispondessero. Intorno a lui si è mossa una macchina a spalla sempre disponibile ad essere sorpresa, spiazzata, sfidata. […] Se chiudo gli occhi non sono più qui è un film sull’avventura della conoscenza, sulla potenza esplosiva che deflagra quando il sapere entra in contatto con la vita e il bisogno profondo di interrogarci intorno ad essa.”.
[Per la bella intervista del bravo Stefano Coccia a Vittorio Moroni, cliccate qui]
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