Siamo in pieno Medio Evo e Il Principe Vlad (Luke Evans) governa la Transilvania sotto l’opprimente controllo dell’Impero Ottomano. Durante una ricognizione coi suoi uomini, scopre una caverna in cui si nasconde un essere mostruoso che vive circondato da pipistrelli. In seguito, nel corso di una sontuosa festa, Vlad riceve la visita di un emissario del Sultano ottomano Mehmet II (Dominic Cooper) che gli chiede un tributo di mille bambini, tra cui anche il suo giovanissimo primogenito, da educare alla guerra e trasformare in soldati.
Vlad rifiuta di piegarsi al ricatto ma allo stesso tempo capisce che, con quel gesto, ha appena condannato il suo popolo a una guerra da cui non può che uscire sconfitto. Decide quindi di tornare nella caverna del vampiro per chiedere il suo aiuto. La creatura gli offre da bere il suo sangue e i due stringono un patto.  Vlad verrà trasformato in un vampiro e sarà dannato a mantenere queste sembianze in eterno se non riuscirà a resistere alla tentazione di bere del sangue umano nell’arco di tre giorni.

C’era davvero bisogno di un nuovo, ennesimo film sui vampiri?

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Evidentemente si, visto che il trend sembra non tradire il minimo calo di interesse, a due anni ormai dalla fine della sua declinazione forse più mainstream e modernista, la saga di Twilight.
Nel caso di Dracula Untold, invece, ad essere prediletto è il taglio storico e si prova ad abbozzare la genesi (o una delle possibili genesi) di Dracula e gli eventi che portano il Principe Vlad III di Valacchia a diventare il vampiro più famoso della letteratura in primis – a volte viene quasi da chiedersi se un redivivo Bram Stoker, di fronte a certe derive del suo lavoro, ne sarebbe poi ancora così fiero – e poi della storia del cinema.
Un plauso alle intenzioni quindi, ma non a un risultato finale che offre davvero pochino allo spettatore, sia in termini di spavento che di scelte stilistiche che vadano oltre il semplice sfoggio di grandeur visiva.
A poco o nulla servono, infatti, ambientazioni vagamente tolkieniane e scontri fisici così fortemente in debito verso 300, quando l’intero progetto finisce nelle mani (sbagliate) di un carneade di regista come Gary Shore.
Se a questo aggiungiamo un cast quasi del tutto privo del carisma necessario a conferire nerbo a un film di questo tipo, il quadro può anche considerarsi completo.

Dracula Untold ha comunque alle spalle un budget consistente (100 milioni di dollari) e, anche in virtù di questo, riesce nell’intento di non annoiare. Solo che troppo spesso, durante la visione, quella domanda torna ad affacciarsi prepotente in testa.
C’era davvero bisogno di un nuovo, ennesimo film sui vampiri?
E, man mano che la pellicola scorre, la risposta vira sempre di più verso un secco no.
A meno che non si abbia voglia (e capacità) di operare alcune variazioni su un tema tutto sommato ritrito (era il caso, ad esempio, del discreto 30 giorni di buio) oppure di giocare ibridando generi e suggestioni (come facevano i fratelli Spierig, applicando il cotè vampiresco a un canovaccio fanta-distopico, in Daybreakers – L’ultimo vampiro) il risultato non può discostarsi di molto da questo ennesimo Dracula, esercizietto di stile un po’ sterile, utile giusto per una visione domestica in una domenica pomeriggio d’inverno.

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