Dedicato a Chris Sievey (1955 – 2010), il cui spirito da outsider e la cui grande testa finta hanno ispirato questo film
Tra citazioni wendersiane ed atmosfere alla Wes Anderson calate negli scenari, nel verde umido della terra di smeraldo, Frank, presentato in anteprima al Sundance 2014…è un favoloso, sottile music road movie. E’ come se i protagonisti di Almost Famous fossero cresciuti e si ritrovassero in un “grande freddo” irlandese. Il pubblico può ammirare qui un raro concentrato di talenti, proprio come nei film di Anderson, virato verso il dark malinconico ma con una finezza anglosassone che il cinema italiano dovrebbe utilizzare più spesso.
Due i protagonisti della storia, a pari livello: il figlio 31enne del grande Brendan, Domhnall Gleeson e nei panni di Frank…Mr. Michael Fassbender che riesce, pur apparendo senza maschera per una manciata di minuti, a farci sentire forte la sua presenza sulla scena, grazie anche alla sceneggiatura di ferro di Jon Ronson e Peter Straughan che fondono le figure di ben tre reali musicisti (Chris Sievey che divenne famoso mascherandosi con il nome di “Frank” Sidebottom, Daniel Johnston e Captain Beefheart in un unico personaggio: “La commedia è una modalità molto efficace per guidare il pubblico lungo molti sentieri diversi, non soltanto quello del divertimento stesso. Se fai ridere le persone, la loro guardia è più bassa e le puoi condurre verso momenti più tristi o più toccanti. E’ un fantastico strumento per far questo”.
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La figura femminile di riferimento è la sempre meravigliosa Maggie Gyllenhaal, semplicemente perfetta per il ruolo di Clara, la tenebrosamente psicolabile suonatrice di theremin e musa dell’uomo con la maschera facciale gigante. Difficile immaginare che abbia rinunciato al ruolo per poi tornare indietro sui suoi passi ma è andata esattamente così, nonostante il brillante regista irlandese Lenny Abrahamson (“c’è una sorta di qualità da burattino in questo personaggio, metà uomo, metà pupazzo”) avesse pensato soltanto a lei sin dall’inizio del progetto: “Non ho mai rifiutato una produzione, questa volta l’ho fatto e due settimane dopo, pensando di aver commesso un errore, sono tornata sui miei passi. Giravamo nella contea di Wicklow, eravamo sempre coperti di fango, sui vestiti, sulle scarpe e Clara pensa di trovarsi in un elegante film francese tutto il tempo. Questo è, in sintesi, il mio personaggio”.
Bellissimi i momenti palesemente improvvisati che rivelano quale atmosfera, estremamente gioiosa e rilassata, vi fosse sul set e quale profonda intesa legasse gli attori, presupposto essenziale per la qualità, nel cinema indipendente. La musica è, ovviamente, un elemento basilare della narrazione, trattandosi della storia della band più surreale al mondo, a partire dal suo nome impronunciabile, Soronprfbs e tutti i brani che ascolterete nel film sono stati incisi realmente dal cast, come potete buffamente ammirare su YouTube, altro elemento interessante della storia che è, infine, fortemente metaforica di ciò che quotidianamente accade nello star system, in cui si passa dal nulla alla vetta al nulla in uno schiocco di dita, come ci ricorda il nome della città che sembra aver dato i natali al misterioso Frank: Bluff, Kansas.
Un prezioso indie movie, da non perdere.
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