Le nostre vite non sono vissute appieno se non siamo pronti a morire per coloro che amiamo
Negoziare, Dimostrare, Resistere
Sappiamo che Johnson non riesce a vedere il quadro generale. Mostriamoglielo noi.
“Chi ha ucciso Jimmie Lee Jackson? Lo sappiamo, un agente di polizia” cui è stato ordinato, insieme ai suoi colleghi, di reprimere la marcia pacifica nel sangue ma: “Quante altre dita hanno premuto quel grilletto?” Quelle di “Ogni legislatore bianco che abusa della legge per terrorizzare, ogni politico bianco che si nutre di odio e pregiudizio, ogni predicatore che predica la Bibbia ma rimane in silenzio (senza condannare le violenze) di fronte alla propria congregazione. Chi ha ucciso Jimmie Lee Jackson? Ogni uomo o donna di colore che rimane indietro senza prendere parte a questa battaglia mentre i loro fratelli e sorelle vengono umiliati, brutalizzati e strappati via da questa terra”.
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John Fitzgerald Kennedy, assassinato il 22 novembre 1963, Malcolm X (leader delle Pantere Nere, braccio armato della rivolta), ucciso il 21 febbraio 1965, Martin Luther King Jr, unico leader rimasto in vita…ma non per molto. Il loro tragico destino comune lo raggiungerà il 4 aprile 1968, a soli 39 anni.
Nel Sud, i neri venivano picchiati ed uccisi dai bianchi ma nessuno veniva arrestato. Per sporgere denuncia, bisognava essere elettori registrati e nella comunità nera quasi nessuno lo era. Ecco perché il diritto al voto era così importante per il Reverendo Martin Luther King Jr.: “E’ inaccettabile che in Selma il 50% degli uomini siano neri ma soltanto al 2% sia permesso di votare”. “Non lo chiediamo, lo pretendiamo: ‘Dateci il voto!’”e quel Voting Rights Act che “impose” al Presidente Johnson nel 1965, lo pagò con la vita.
Sembra che, mentre gli USA spendevano miliardi di dollari e mandavano a morire un’intera generazione nel vano, demenziale tentativo di vincere la guerra in Vietnam, il massimo pericolo per la sicurezza nazionale fosse l’attività di un uomo che aveva fatto della non violenza il pilastro fondante della propria esistenza. Ambiguo ed ovviamente pro-bianchi, a tale proposito, è il ruolo dell’FBI, stigmatizzato palesemente nel film, che giunse a piazzare microspie a casa di King e, sebbene non vi siano prove, ne ordinò l’omicidio per coprire l’inedia dell’amministrazione Johnson (il quale non sarebbe mai diventato presidente se Kennedy, di cui era il vice, fosse rimasto in vita) dalla “pessima figura” di fronte al mondo quando la CBS mandò in onda, in diretta nazionale, le immagini della polizia di Selma, Alabama, che massacrava di botte senza alcuna ragione i neri innocenti e disarmati, donne incluse…e noi assistiamo a quella sanguinosa repressione come se fossimo tra loro. Scene durissime, inesorabili, esattamente come le parole del reverendo King che riuscì, seguendo il fulgido esempio del Mahatma Gandhi, a smuovere le coscienze di centinaia di milioni di persone… Senza sparare un colpo.
La musicale, intimista telefonata notturna con Mahalia Jackson vale da sola il prezzo del biglietto ed è soltanto una delle scene struggenti che si dipanano davanti agli occhi dello spettatore, immerso nella meticolosa ricostruzione, l’impeccabile cast ed un attenta quanto estremamente contestualizzata colonna sonora. Nell’eccezionale cast, da Cuba Gooding Jr. a Martin Sheen, da Tim Roth a Tom Wilkinson (nei panni del Presidente Lyndon B. Johnson) ritroviamo anche il bravissimo Wendell Pierce (era Bunk Moreland in The Wire) e la guru dei media americani, Oprah Winfrey, nei panni della formidabile attivista nera Annie Lee Cooper. Dulcis in fundo, impossibile non menzionare la bravissima Lorraine Toussaint nel difficile ruolo di Miss Amelia Boynton (è la donna che viene brutalmente picchiata dalla polizia ed è sempre in prima linea in tutte le marce) e nell’arduo ruolo di King, il 39enne (inquietante coincidenza?) David Oyelowo, praticamente sconosciuto al grande pubblico internazionale, nonostante le ben 53 produzioni alle spalle, tra cinema e televisione ed ora star consacrata per questa intensa prova d’attore.
Candidato agli Oscar 2015 come Miglior Film e per la Miglior Canzone Originale (“Glory” di John Stephens e Lonnie Lynn), Selma è un autentico gioiello.
Una visione imperdibile.
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