predestination_poster_itaNella science fiction di Predestination. l’intensificazione tecnologica è praticamente invisibile, messa in disparte: i viaggi nel tempo e i paradossi temporali, alla maniera del fisico russo Igor Dmitriyevich Novikov, si dipanano tra flashback, racconti e confessioni, tratteggiando una fantascienza apparentemente cerebrale, eppure pervasa da una crescente tensione intima, sentimentale, melodrammatica.

L’autoconsistenza

Tratto da un racconto di Robert A. Heinlein, Predestination racconta la vita di un singolare agente che deve affrontare una serie intricata di viaggi spazio temporali, progettati per garantire l’applicazione della legge per l’eternità. Ora, al suo ultimo incarico, l’agente è all’inseguimento di un criminale che da sempre continua a sfuggirgli: l’obiettivo è salvare migliaia di vite messe in pericolo dai piani di questo terribile assassino…

È ambizioso il cinema dei fratelli Michael e Peter Spierig, gemelli australiani che cercano, come i più celebri Wachowski, di rivitalizzare il filone fantascientifico, intrecciandolo con altri generi e con suggestioni minimaliste. Un’ambizione crescente, purtroppo spalmata in un arco temporale troppo ampio (lo zombie movie Undead è del 2003, mentre l’opera seconda Daybreakers – L’ultimo vampiro, in equilibrio tra horror e fantascienza, è datata 2009), e indubbiamente rischiosa, vista la struttura narrativa di Predestination: un fertile groviglio di paradossi temporali, delle scatole cinesi che lentamente si dischiudono, rivelando la centralità e la supremazia del côté umanista sulla componente sci-fi.

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Ed è più che interessante osservare questa sovrastruttura fantascientifica innestata su un tempo passato, in un viaggio a ritroso che “comincia” negli anni Quaranta e che si apre con una sequenza dai contorni noir, immersa tra buio e ombre, con cappelli d’antan, armi da fuoco e una misteriosa custodia di violino. Nella science fiction di Predestination l’intensificazione tecnologica è praticamente invisibile, messa in disparte: i viaggi nel tempo e i relativi paradossi, alla maniera del fisico russo Igor Dmitriyevich Novikov, si dipanano tra flashback, racconti e confessioni, tratteggiando una fantascienza apparentemente cerebrale, eppure pervasa da una crescente tensione intima, sentimentale, melodrammatica.

Lo sviluppo narrativo di Predestination, figlio di un racconto di Robert A. Heinlein (Tutti i miei fantasmi, aka All You Zombies…, 1959), non si limita al puntuale e geometrico rompicapo, da ricostruire post-visione come un cubo di Rubik, magari alla ricerca di qualche falla spazio-temporale, ma cerca di sondare la mente e l’animo umano, le dinamiche che determinano identità e personalità. Ambizioso, appunto, sulla scia dei vari Looper, Inception, L’esercito delle 12 scimmie, Cloud Atlas e, tra i mistery/thriller, Memento. Così ambizioso, e coerente, da rinunciare all’apparato spettacolare, all’action, alle possibili esplosioni, agli attentati dell’inafferrabile bombarolo. Sono i dialoghi, il fiume di parole, a costituire l’asse portante e il motore di Predestination: gli Spierig Brothers mettono in scena un vero e proprio flusso di coscienza, un confronto dialettico ed emotivo che riserva sorprese quantomai attuali. Destino, natura, gender. E il peso delle scelte e delle vicende umane.

Infine, oltre a sottolineare le ottime performance attoriali di Ethan Hawke (insomma, non solo progetti autoriali à la Boyhood, ma anche sanissimo cinema di genere, magari cattivello come Sinister e La notte del giudizio), del volto nuovo Sarah Snook e del sempre magnetico Noah Taylor, vale la pena spendere due righe per il cinema australiano che arriva nelle nostre sale: oltre a Predestination, meritano la visione gli horror Wolf Creek 2 di Greg McLean e Babadook di Jennifer Kent. Senza dimenticare la forza dirompente di Mad Max: Fury Road del redivivo e pimpante George Miller.

[Thank you, Quinlan!]

La splendida e talentosa Sarah Snook_Foto di Sally Flegg
La splendida e talentosa Sarah Snook_Foto di Sally Flegg

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