Ex Machina_locandina italiana1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.

2.Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Isaac Asimov

Impossibile negarlo: i film di androidi sono i più belli. Dal fantastico e bizzarro Data di Star Trek all’Uomo bicentenario, mirabilmente incarnato dal compianto Robin Williams ed ispirato all’omonimo racconto di colui che meglio li descrisse, il geniale Isaac Asimov, gli esseri che sembrano umani ma umani non sono ci hanno affascinato e terrorizzato allo stesso tempo. In Ex Machina, gli androidi sono soltanto bellissime donne, scelta quanto mai curiosa che si spiegherà soltanto nell’epilogo.

Una colonna sonora assolutamente perfetta fa da scenario ideale all’algida narrazione (un piazzamento invernale di questo film gli avrebbe sicuramente giovato) della settimana che il 24enne programmatore Caleb (Domhnall Gleeson, il figlio maggiore del grande Brendan) trascorrerà nell’immensa residenza (la quale oscilla, non a caso, tra Fitzcarraldo ed Apocalypse Now) del suo amministratore delegato, lo schizoide misantropo Nathan, interpretato decisamente bene dal sempre più famoso e talentoso Oscar Isaac che molti di voi ricorderanno come protagonista del bellissimo Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen (2013).

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Un film di androidi in cui gli androidi sono un mero pretesto (in teoria, il protagonista dovrebbe testare l’intelligenza artificiale dell’androide secondo i dettami del Test di Turing. In teoria) per parlare di Eros e Thanatos. Questo è il limite ed insieme la forza di Ex Machina, diretto acutamente da Alex Garland ma non scritto altrettanto bene dallo stesso. La visione è, infatti, perfetta per chi non ha mai letto i classici ma, a tratti, disturbante per chi li conosce perfettamente. La parte prettamente robotica rasenta il ridicolo mentre le atmosfere sono decisamente azzeccate e fortemente coinvolgenti, complice la disarmante bellezza delle location: le riprese sono durate, infatti, dal 15 luglio al settembre del 2013 in Norvegia, tra Valldal ed il fiordo Sognefjord, oltre ai Pinewood Studios di Londra per gli interni.

Menzione speciale per la divina danzatrice ed attrice Alicia Vikander che veste la seconda pelle dell’androide Ava (in inglese, ovviamente, si pronuncia “Eva”, come la biblica prima donna) come se non avesse mai fatto altro nella vita. Lei è praticamente sconosciuta al pubblico italiano ma decisamente più nota agli amanti del gossip, in quanto splendida fidanzata del grande Michael Fassbender, conosciuto sul set di The Light Between Oceans (ancora in postproduzione) in cui hanno recitato insieme a Rachel Weisz (possiamo soltanto immaginare l’immane sofferenza di Michael nell’essere pagato per trovarsi due bellezze di questo calibro intorno tutti i giorni). Volto di Louis Vuitton per il 2015, la rivedremo anche in Operazione U.N.C.L.E., insieme ad Henry Cavill (il Superman dell’atteso Batman v Superman: Dawn of Justice che vedremo nel 2016).

In conclusione, non possiamo che essere felici che nel cinema si continui a battere questo filone della fantascienza che, in realtà, rappresenta una piuttosto realistica prefigurazione di un praticamente inevitabile futuro, come Nathan sottolinea acutamente nella sua depressiva tirata alla Blade Runner.

La bellissima attrice e danzatrice svedese Alicia Vikander ai Guldbagge Award 2013
La bellissima attrice e danzatrice svedese Alicia Vikander ai Guldbagge Award 2013

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