Ricki_and_the_Flash_posterDal 5 al 15 agosto si terrà la 68esima edizione del Festival di Locarno, per la terza volta sotto la guida di Carlo Chatrian. Ancora una kermesse di grandissimo livello che porterà sul Lago Maggiore nomi del calibro di Andrzej Zulawski, Chantal Akerman, Marlen Khutsiev, Michael Cimino, Otar Iosseliani. E su tutti campeggia la retrospettiva integrale su Sam Peckinpah.

C’è un leopardo nascosto in tutti noi, in fondo, sotto la nostra pelle. Il Festival del Film di Locarno si presta a tagliare i nastri della sua 68° edizione con questa rinnovata consapevolezza. I manifesti quest’anno infatti, in luogo del tradizionale pardo, il felino simbolo del festival, ritratto in varie pose, portano i ritratti degli ospiti dell’anno scorso con il volto reso maculato da una fotografia ad alta risoluzione togliendo il filtro degli ultravioletti. E tanti nuovi ospiti pardi arriveranno quest’anno sul territorio del festival elvetico, come nemmeno i neutrini della Gelmini potevano fare.

La terza edizione firmata da Carlo Chatrian partirà in pompa magna con il nuovo film di Jonathan Demme Ricki and the Flash, proiettato in Piazza Grande, che vedrà grande interprete Meryl Streep nel ruolo di una cantante. Un ritratto femminile che inaugura un festival dove il tema della donna sarà un filo conduttore. Tutto al femminile sarà anche il film presentato il giorno successivo in Piazza, La belle saison di Catherine Corsini che racconta di una storia d’amore lesbica sullo sfondo della Parigi anni Settanta. E, ancora, quello che si annuncia come il film lunghissimo di quest’anno, il giapponese Happy Hour del giovane filmmaker Ryusuke Hamaguchi, racconta delle confessioni di quattro amiche.

Se l’anno scorso qualche sciocco giornalista scrisse, a proposito del Pardo d’oro a From What Is Before di Lav Diaz, “vince il film di cinque ore e mezza”, quest’anno si potrà dire “vince il film giapponese di cinque ore e venti”?

Cosmos di Andrzej Zulawski_locandina originale

In realtà, in concorso dovrà vedersela con uno dei film più attesi, Cosmos di Andrzej Zulawski, che torna sulla scena dopo quindici anni. E ancora in competizione grandi aspettative anche per No Home Movie di Chantal Akerman, film che si segnala per l’uso massiccio, con un ruolo importante nella narrazione, di skype. E in extremis Locarno è riuscito ad accaparrarsi un altro titolo molto atteso, quello dell’ultima opera di Otar Iosseliani Chant d’hiver, film incentrato sul tema della rivoluzione con protagonisti Michel Piccoli e Pierre Etaix, il grande regista e clown che con il regista georgiano sta vivendo una nuova carriera artistica come attore.

Unico italiano a concorrere è Bella e perduta di Pietro Marcello, scritto dal regista insieme a Maurizio Braucci, che racconta un singolare viaggio di un Pulcinella ai giorni nostri in compagnia di un bufalo. Altri due italiani saranno invece fuori concorso. Si tratta dei documentari Genitori di Alberto Fasulo, il regista di Tir, che indaga sull’esperienza di chi ha un figlio disabile, e I sogni del lago salato di Andrea Segre, sulla crescita economica del Kazakistan. Nei fuori concorso si segnala anche Claire Simon con Le bois dont nos rêves sont faits, documentario sul parco parigino Bois de Vincennes.

Se il giapponese in concorso è il film più lungo, quello più corto sarà di soli cinque minuti. Si tratta di Erlkönig del grande animatore-artigiano svizzero Georges Schwizgebel che, con un lavoro certosino, dipinge le sue opere fotogramma per fotogramma. Lavoro che sarà esaltato dalla proiezione in Piazza Grande. E tra le visioni nel grande cinema all’aperto della città, si segnala anche Le dernier passage di Mario Martone, un viaggio nel mondo perduto della grotta di Chauvet.

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Come sempre a Locarno, se i film contemporanei non soddisfano ci si potrà sempre rifugiare nelle retrospettive, e comunque, anche con un alto livello di concorso e sezioni collaterali, sarà difficile non fare un salto alla sala ex-Rex, tempio del 35mm, per vedersi un film di Sam Peckinpah. All’anarchico cineasta americano, filo conduttore tra il classico western di John Ford e la New Hollywood con epigoni del calibro del John Woo era new wave hongkongese, sarà dedicata una personale completa dei film, comprensiva anche di alcune serie televisive. Quasi un contrasto per un festival dove predomina lo sguardo femminile.

Omaggi anche ad altri cineasti seminali come Michael Cimino, il grande autore dell’epoca del disgelo sovietico Marlen Khutsiev, l’attrice Bulle Ogier, gli attori hollywoodiani Edward Norton ed Andy Garcia, lo storico montatore Walter Murch. Discutibile, invece, ci permettiamo di dirlo, il tributo a Marco Bellocchio. Con tutto il rispetto per il più grande cineasta italiano vivente, insieme a Bernardo Bertolucci, si tratta pur sempre di un autore già abbondantemente omaggiato ed oggetto di retrospettive, una delle quali proprio a Locarno nel 1998.

[Thank you, Quinlan!]

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